(dell'inviata Alessandra Magliaro)
Si canta, si balla, si ride e forse
si piange pure con Partir un jour, il film d'esordio di Amelie
Bonnin con la cantante Juliette Armanet che domani sera aprirà
il 78/o festival di Cannes dopo una cerimonia di apertura ad
alto tasso di emozione con la Palma d'oro onoraria alla leggenda
Robert De Niro che potrebbe essere consegnata da Leonardo
DiCaprio.
Si parte non casualmente da qua: da un debutto alla regia e
da una donna in un festival che sente forte l'esigenza di
rinnovamento per la parità di genere. E non a caso ancora una
donna, dopo Greta Gerwig, è presidente di giuria: Juliette
Binoche, la 13/ma in 78 anni. Effetto di un clima francese che
non ha dimenticato le istanze del MeToo e ha messo sotto
processo una (ex) icona come Gerard Depardieu accusato di abusi
e violenze sessuali la cui sentenza è attesa, caso vuole,
proprio domani. Un tema che è anche d'attualità per gli echi di
una rarissima intervista televisiva, a Saint Tropez a BFM TV,
subito nei trend social in Francia, alla 90enne Brigitte Bardot
che difende peraltro Depardieu e Nicolas Bedos ("Chi ha talento
e mette le mani sul sedere di una ragazza viene relegato in
fondo al fosso. Potremmo almeno lasciarli continuare a vivere.
Non troveranno molto lavoro") e critica il femminismo ("Non fa
per me. Mi piacciono i ragazzi"). Il delegato generale del
festival Thierry Fremaux nella conferenza stampa oggi pomeriggio
con i giornalisti ha sfumato: "Bardot è stata un personaggio
estremamente importante per la Francia, ma oltre 50 anni fa ha
preso la decisione di lasciare il cinema, i suoi interventi sono
da persona fuori da questo mondo".
Cannes invece il mondo lo riflette eccome. Innanzitutto con
un festival globalmente noto per il glamour certamente ma anche
militante. Domani tre film sull'Ucraina "testimonieranno
l'impegno degli artisti, dei cineasti, degli intellettuali, a
rischiare per la verità, per non chiudere gli occhi", ha
proseguito Fremaux. "Il festival è politico perchè gli artisti
lo sono e noi li accogliamo. Pensiamo a questi documentari
sull'invasione russa in Ucraina - un ritratto di Zelensky, un
reportage di Bernard-Henri Levy, un documentario girato
pericolosamente al fronte dal regista premio Oscar di 20 giorni
a Mariupol - ma anche ai film clandestini come quello di Jafar
Panahi dall'Iran. Abbiamo bisogno di questi eccezionali registi
e mi spiace in concorso non avere le voci dalla Russia per la
policy rispetto al bando deciso tre anni fa (il dissidente
Serebrennikov, con il film sulla scomparsa di Mengele, è in
Cannes Premiere)". Senza dimenticare Gaza e Put Your Soul on
Your Hand and Walk, la cui proiezione nella sezione Acid è
andata sold out questa mattina alle 7: la fotogiornalista
palestinese Fatma Hassona, protagonista del film dell'iraniano
Sepideh Farsi che racconta la vita quotidiana durante la guerra,
è morta sotto le bombe israeliane dell'Idf il giorno dopo
l'annuncio della selezione a Cannes.
Cannes non è impermeabile al mondo in tumulto che ci
circonda, le crisi internazionali ma anche quelle economiche: il
cinema si interroga preoccupato sugli effetti degli annunciati
pesantissimi dazi di Trump. Fremaux li inquadra "nelle
contraddizioni della presidenza americana" incline a cambiare
idea di frequente, "vedremo cosa accadrà davvero, ora è troppo
presto, non vorremmo che il cinema americano smettesse di essere
forte e creativo. Quest'anno lo è e questo è ciò che conta e io
non ho conoscenze economiche per fare previsioni". Il futuro,
altro tema che preoccupa il cinema, tiene conto
dell'Intelligenza Artificiale: "è interessante e inquietante
allo stesso tempo. Il suo utilizzo deve essere controllato.
Dobbiamo rispettare il principio del copyright e anche i diritti
degli attori", ha detto rivelando che allo staff del festival è
stata presentata una registrazione della sua voce tramite
intelligenza artificiale, per una sessione di formazione a cui
non poteva essere presente.
Parlando di regole e controlli Cannes ribadisce le sue per le
proiezioni di gala del Grand Théâtre Lumière: si richiede
l'abbigliamento da sera (abito lungo, smoking), in alternativa,
"un tubino nero", un abito da cocktail, un tailleur pantalone di
colore scuro, un top elegante con pantaloni neri; scarpe
eleganti e sandali con o senza tacco (no scarpe da ginnastica),
vietati zaini e borse grandi e "per motivi di decenza, la nudità
è vietata sul red carpet, così come in qualsiasi altra area del
Festival" (le maison in cerca di visibilità sulla Montee des
Marches si considerino avvisate). In tutto questo le regole
ribadite anche per i film: "Le piattaforme ne fanno di belli, a
cominciare da Netflix, ma per noi solo opere che vanno in sala
subito dopo possono essere considerate".
Lo spettacolo comincia: con un concorso che vede i Dardenne a
caccia della terza Palma d'oro, con tanti esordi e secondi film
(mai così tanti, vedi alla voce rinnovamento) puntando ad
arrivare dalla Palma agli Oscar come Anora di Sean Baker un anno
fa. Lo show? Lo assicura Tom Cruise con l'ultima adrenalinica
Mission Impossible.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA