Con il volto sorridente,
indossando una maglietta con stampato davanti il volto di Ai
Weiwei e dietro il nome dell'artista scritto in cinese, si è
presentato nell'aula del Tribunale di Bologna facendo il simbolo
della vittoria. Lo stesso gesto fatto anche un'ora dopo, quando
è uscito dall'aula con una condanna a 1 anno e 4 mesi per
distruzione di beni culturali o paesaggistici, mentre gli agenti
della polizia penitenziaria lo facevano salire sul furgone per
riportarlo nel carcere di Firenze.
Il pittore 57enne della Repubblica Ceca, Vaclav Pisvejc,
con un italiano stentato, ha anche rilasciato dichiarazioni
spontanee, dicendo di aver conosciuto Ai Weiwei il giorno prima
della mostra e spiegando sostanzialmente di aver distrutto
l'opera, il 20 settembre 2024, per perorare la sua causa, visto
che in Cina è considerato un dissidente, riabilitato solo in
parte dal regime. Insomma, "per denunciare la sua condizione e
rendere la sua storia popolare". Parole che non sono servite ad
evitargli la condanna.
L'opera, dal valore di 260mila euro era stata colpita durante
il vernissage della mostra 'Who am I?' a Palazzo Fava di
Bologna. Pisvejc, artista e pittore, non nuovo a intemperanze di
questo tipo (nel 2018 ruppe un quadro in testa a Marina
Abramović), si scagliò contro l'opera 'Porcelain cube',
facendola in mille pezzi. Il 57enne venne bloccato e consegnato
agli agenti che lo portarono in Questura.
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