Boris Johnson resterà primo
ministro britannico fino a quando il Partito Conservatore di
maggioranza non eleggerà un nuovo (o nuova) leader destinato a
succedergli. Lo ha ribadito seccamente oggi nel briefing di
giornata un portavoce di Downing Street, escludendo ancora una
volta la prospettiva che BoJo possa lasciare Number 10 prima del
compimento dell'iter elettorale in casa Tory - che richiederà
come minimo un mese secondo le previsioni dei media, come
massimo tre, e i cui tempi andranno comunque definiti nei
dettaglio dal Comitato interno 1922 lunedì prossimo - per cedere
il ruolo di capo del governo durante la transizione all'attuale
vicepremier (e ministro della Giustizia), Dominic Raab.
Il portavoce, replicando alle sollecitazioni di segno
contrario di alcuni esponenti conservatori e alle minacce
(peraltro spuntate) d'iniziative di sfiducia parlamentare contro
il governo dei partiti d'opposizione, ha ripetuto che Johnson
intende ricomporre la compagine facente funzione anche con la
designazione dei posti vacanti di sottosegretario, dopo l'ondata
di dimissioni di protesta legata alla crisi innescata nei giorni
scorsi dallo scandalo Pincher e prima del suo passo indietro di
ieri da leader Tory. Mentre ha ripetuto che il governo uscente
si limiterà all'ordinaria amministrazione e a portare avanti
solo i progetti di leggi già avviati: inclusa la contestatissima
iniziativa per cercare di trasferire in Ruanda parte dei
richiedenti asilo sbarcati di recente illegalmente nel Regno
attraverso la Manica, nell'ambito d'una promessa stretta post
Brexit sull'immigrazione.
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