"Non vi sono ripercussioni - spiega
il Civ - sul patrimonio dell'Istituto in quanto l'eliminazione
dei residui trova copertura nell'apposito Fondo di svalutazione
crediti".
Il Civ ricorda che per i contributi degli autonomi non c'è un
peso reale per l'Istituto nel lungo periodo dato che per loro
non c'è automaticità delle prestazioni e i contributi non
versati non danno luogo a prestazioni pensionistiche. Per i
dipendenti invece c'è l'automaticità delle prestazioni e se
l'azienda noin versa i contributi pur essendo obbligata la
prestazione non viene meno.
Il Civ con la delibera approvata, evidenzia che "a causa
dello "stralcio" ulteriori oneri, pari a 6,6 miliardi,
ricadranno in futuro sulle Gestioni dei lavoratori dipendenti,
nelle quali vige l'automaticità delle prestazioni", e pertanto
sottolinea "l'esigenza di garantire specifici interventi
compensativi nei confronti dell'Istituto a carico della
fiscalità generale".
La deliberazione del Civ evidenzia che la quasi totalità
delle variazioni in diminuzione dei residui attivi (15,4
miliardi di euro su un totale di 16,4 miliardi) è ascrivibile
alle eliminazioni conseguenti: allo "stralcio dei crediti fino a
mille euro maturati dal 2000 al 2010" pari a 0,4 milioni
(decreto legge 119/2018); allo "stralcio dei crediti di importo
residuo fino a cinquemila euro", maturati dal 2000 al 2010, pari
a 5,4 miliardi (decreto legge 41/2021); allo "stralcio dei
crediti di importo residuo fino a mille euro", maturati dal 2000
al 2015, pari a 9,9 miliardi (legge 197/2022); le eliminazioni
con procedura ordinaria ammontano a 1 miliardo di euro.
Il Civ sottolinea che a fronte di crediti per "saldo e
stralcio" eliminati quest'anno per 15,4 miliardi di euro, lo
scorso anno la cancellazione di questi crediti ammontava a 2,8
miliardi mentre nessun credito sostanziale è stato eliminato per
la stessa causale nel 2022.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA