(di Gabriele Santoro)
I lavoratori rimasti senza stipendio
e senza lavoro potrebbero costituirsi parte civile, tramite il
loro sindacato, in un eventuale processo contro i vertici delle
cooperative Karibu e Aid, cioè i familiari del parlamentare
Aboubakar Soumahoro. "D'altronde - spiega oggi il segretario
della Uiltucs Latina Gianfranco Cartisano - quei lavoratori
hanno perso il posto a causa delle loro negligenze. Oltre al
danno economico degli stipendi non pagati c'è anche la perdita
del lavoro".
Intanto sui media si diffondono le cifre che i responsabili
delle cooperative pro-migranti si sarebbero attribuite come
stipendio proprio negli anni su cui la procura di Latina sta
indagando: 'buste' attorno ai 4.000 euro, sostiene Repubblica,
per il presidente del Consorzio Aid che è stata in un primo
momento Marie Terese Mukamitsindo, la suocera del deputato, poi
suo figlio Michel Rokundo. Quella stessa Aid che però, secondo
le accuse della magistratura, era una delle scatole vuote che
avrebbero emesso quelle false fatture che poi venivano messe a
bilancio dalla Karibu per evadere le imposte.
Il gip ha già disposto il sequestro preventivo di circa 650
mila euro nei confronti dei dirigenti di Karibu, e cioè i
ruandesi Mukamitsindo, Rokundo e Liliane Murekatete, moglie del
deputato ex-sindacalista dei braccianti. Sono tutti indagati,
assieme a un altro figlio di Mukamitsindo, Richard Mutangana, e
due collaboratrici, la camerunense Ghislaine Ada Ndongo e la
ugandese Christine Kabukoma. E le indagini non si fermeranno
qui, dato che la stessa Procura di Latina spiegava qualche
giorno fa che tra i filoni di inchiesta c'erano, oltre ai
"rapporti con l'erario", anche "l'impiego dei fondi erogati, i
rapporti con i dipendenti, i soggetti coinvolti".
I lavoratori lasciati senza stipendio sono furibondi: "Ai
datori di lavoro e ai soci i compensi venivano erogati - dava
loro voce la Uiltucs qualche giorno fa - ma per i lavoratori non
c'erano stipendi, a loro dire a causa dei ritardi degli enti",
cioè dei soggetti pubblici che appaltavano loro i progetti di
assistenza per i migranti e che, secondo una prima autodifesa
dei vertici delle coop, sarebbero stati a loro volta morosi nel
trasferimento dei fondi.
Ma se esistono questi crediti è tutto da verificare: "A noi,
nell'ottica degli stipendi ai lavoratori - spiega oggi il
segretario Uiltucs Cartisano - non interessa in realtà che si
vada a pignoramento, quanto che si attivi la procedura di
sostituzione di pagamento". La prevede l'articolo 30 del Codice
dei contratti pubblici: se l'affidatario dell'appalto non paga
gli stipendi, allora li paga direttamente l'appaltatore,
detraendoli dalle somme dovute all'affidatario. Si attende
dunque che arrivi un commissario per la Karibu, che nel
frattempo è stata messa in liquidazione coatta per troppi debiti
dal ministero delle Imprese: sarà lui a questo punto a
verificare quale sia l'ammontare di questi crediti. Ma il
commissariamento è anche il motivo per cui i capi della Karibu
non si fanno più vedere in Ispettorato del Lavoro: lo scorso 14
dicembre cinque lavoratori - 4 di Karibu e 1 di Aid - che
reclamavano il loro stipendio sono stati rinviati appunto a
quando arriverà il commissario.
In parallelo intanto il sindacato ha dato mandato a un
avvocato di "approntare tutte le opportune iniziative che
potranno tutelare, anche in sede penale, i diritti dei
lavoratori". "Sì, l'avvocato sta studiando la situazione -
conferma Cartisano - per capire anche se l'eventuale
costituzione di parte civile sarà fatta dai singoli lavoratori o
dal sindacato in loro rappresentanza. La prossima settimana
certamente ne sapremo di più".
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