In Umbria la risposta alla crisi
pandemica, da parte dell'Inps, "è stata migliore e più puntuale
che in altre regioni, sia rispetto all'erogazione degli
ammortizzatori sociali sia per quanto riguarda il sostegno al
reddito più in generale". È il quadro che emerge dal Rendiconto
sociale 2021 dell'Inps per la regione Umbria presentato questa
mattina a Perugia nella sala Brugnoli di Palazzo Cesaroni.
Il volume, redatto dalla direzione regionale dell'Istituto su
iniziativa del Comitato regionale, documenta l'attività
dell'Inps nel corso dell'anno 2021 e il suo impatto
sull'economia dell'Umbria e sulla vita di cittadini, famiglie ed
imprese.
Ad illustrare i principali dati del Rendiconto sono stati il
presidente del Comitato regionale Ivano Fumanti e il direttore
regionale Inps Umbria Maurizio Emanuele Pizzicaroli, il quali
hanno sottolineato anche lo "sforzo straordinario" fatto dai
lavoratori e lavoratrici dell'Istituto "per erogare in breve
tempo una mole enorme di prestazioni emergenziali, oltre a
quelle tradizionali, consapevoli che da loro sarebbe dipesa la
vita di tante famiglie e imprese".
In evidenza, l'attività di vigilanza dell'Istituto che è
tradizionalmente diretta, come ricordato, a rilevare,
intercettare e contrastare i fenomeni fraudolenti nel mondo del
lavoro.
Nel 2021 la Vigilanza documentale ha realizzato un totale di
3.553.639 euro tra evasione contributiva accertata (3.312.599
euro) e minori prestazioni a seguito di accertamento di lavoro
fittizio (241.040 euro). Rispetto al 2020, l'importo accertato
tra evasione e minori prestazioni "registra un aumento
considerevole".
Nel corso del 2021 poi i 15 ispettori di vigilanza ispettiva
hanno effettuato 236 ispezioni di cui 191 con esito positivo,
con una percentuale di irregolarità del 81%.
L'attività ispettiva complessivamente svolta sul territorio
regionale ha determinato, inoltre, l'annullamento di 82 rapporti
di lavoro generalmente riconducibili all'inquadramento nella
corretta gestione contributiva, nonché l'accertamento di 40
lavoratori in nero e 1.819 irregolari.
La forza ispettiva è stata fortemente indirizzata, come
ricordato, verso l'attività di contrasto alle frodi nei
confronti dell'Istituto, riuscendo a smantellare ben 587
rapporti di lavoro non genuini e finalizzati alla percezione di
prestazioni indebite. Di particolare rilevanza la massiccia
operazione svolta nel settore del taglio boschi dove si
registrano ben 562 annullamenti di rapporti di lavoro fittizi.
Il risparmio complessivamente realizzato è rapportabile ad un
valore pari a 1.868.900 euro di prestazioni previdenziali non
erogate o recuperate.
L'attività ispettiva dell'Istituto anche nel 2022 - anticipa
inoltre il Report - ha determinato, già nei primi sei mesi
dell'anno, il disconoscimento di 526 rapporti di lavoro
simulati, stimati in termini di prestazioni indebite in
1.635.600 euro.
Per quanto riguarda invece la dinamica dei rapporti di lavoro,
nel 2021 le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati
sono state 83.116 (46.254 uomini e 36.862 donne), con un
incremento rispetto al 2020 del 29,54%, "una forte ripresa che
comunque non compensa del tutto il crollo verificatosi l'anno
precedente per effetto della pandemia". Le assunzioni a tempo
indeterminato sono 11.298, con un aumento del 18,38% rispetto
all'anno precedente, mentre quelle a termine e in apprendistato
sono 39.854, + 25% in più rispetto al 2020.
Nel 2021 le variazioni contrattuali dei rapporti di lavoro sono
state 8.510, in ulteriore flessione rispetto al 2020 (-9,45%).
Le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine
sono state 5.906, -14,52% (Italia -8,32%). Gli apprendisti
trasformati a tempo indeterminato sono stati 2.143, +7,25%
(Italia +19,58%).
Le cessazioni sono state complessivamente 74.384, di cui 18.163
relative a rapporti di lavoro a tempo indeterminato e 27.599
relative a rapporti di lavoro a termine e in apprendistato.
L'aumento rispetto al 2020 è del 14,09%. In termini di valore
assoluto, le cessazioni hanno riguardato più gli uomini che le
donne.
"In una situazione di diminuzione della popolazione complessiva,
cresce l'età media della popolazione e quindi la platea di
interessati alle prestazioni pensionistiche" è stato affermato
introducendo il tema pensioni.
A gennaio 2021 le pensioni vigenti in Umbria nella Gestione
privata sono 327.483, con un aumento di 2.753 prestazioni
rispetto allo stesso periodo del 2020 (+0,85%). Le pensioni
erogate a persone di sesso femminile sono maggiori di quelle
erogate a persone di sesso maschile (190.363 donne; 137.120
uomini). Complessivamente, un pensionato umbro percepisce una
pensione media mensile dell'11,09% inferiore alla media
nazionale (822,26 euro in Umbria; 924,81 in Italia).
Le pensioni vigenti in Umbria nella Gestione pubblica invece,
sempre al gennaio 2021, sono 51.122, con un aumento di 488
prestazioni rispetto al 2020 (+0,96%). In Umbria le donne
pensionate superano di 9.784 unità gli uomini; anche in questo
caso l'assegno medio mensile percepito dalle donne risulta più
basso (-27,52%) di quello degli uomini.
Le conclusioni sono state lasciate al presidente del Consiglio
di indirizzo e vigilanza dell'Inps Roberto Ghiselli. Non è
mancato pure il punto di vista degli stakeholders, con
interventi di Andrea Tattini, vicepresidente vicario di
Confcommercio Umbria, e Massimiliano Assalve, presidente
raggruppamento Ce.Pa Umbria.
A portare i saluti istituzionali iniziali sono stati il prefetto
di Perugia Armando Gradone, il presidente dell'Assemblea
Legislativa Marco Squarta, la consigliera della Provincia di
Perugia Erika Borghesi e l'assessore al Comune di Perugia Luca
Merli.
La presentazione del Rendiconto si è conclusa con una tavola
rotonda che, partendo dai dati forniti dall'Inps, si è
incentrata sul tema: "Situazione economica e sociale
dell'Umbria. Quali prospettive per la nostra regione".
Hanno partecipato al dibattito: Michele Fioroni, assessore
regionale allo Sviluppo economico, innovazione, digitale e
semplificazione; Luca Ferrucci, professore ordinario di Economia
e gestione delle imprese dell'Università degli Studi di Perugia;
Simone Cascioli, direttore generale Confindustria Umbria;
Vincenzo Sgalla, in rappresentanza di Cgil-Cisl-Uil; Alvaro
Giovannini per Confartigianato.
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