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I David delle donne. Delpero, 'le cose stanno cambiando'

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I David delle donne. Delpero, 'le cose stanno cambiando'

L'autrice di Vermiglio trionfa, premi a Golino e Vicario

ROMA, 08 maggio 2025, 19:28

di Francesca Pierleoni

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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È la prima donna ad aver conquistato la statuetta per la regia ai David di Donatello. Un traguardo che per Maura Delpero rende ancora più significativo il trionfo ottenuto dal suo film, Vermiglio, che dopo il Leone d'Argento a Venezia, la candidatura ai Golden Globe e la corsa per l'Italia agli Oscar, ha ottenuto sette statuette comprese quelle per il miglior film, la produzione e la sceneggiatura originale. Come regista, aver vinto ai David "è un punto d'orgoglio in più perché per me - dice in un incontro con i giornalisti - e ne sono certa anche per le mie colleghe (nella cinquina per la regia erano in gara anche Valeria Golino con la serie l'Arte della gioia e Francesca Comencini con Il tempo che ci vuole) il percorso è stato più difficile. Il discorso sulla parità è sempre difficilissimo perché nasconde molte insidie, va sempre considerato come un punto di passaggio che serve". Un risultato storico quello di Delpero, nella 70/a edizione dei David contraddistinta dal successo di molte opere firmate da autrici: tre statuette a testa sono andate a Gloria! di Margherita Vicario (miglior esordio alla regia, miglior compositore e migliore canzone originale) e a L'arte della gioia, tratta dal capolavoro di Goliarda Sapienza (migliore sceneggiatura non originale, miglior attrice protagonista e non protagonista). Inoltre a ricevere il David come miglior documentario è stato Lirica Ucraina, di Francesca Mannocchi.

La vittoria di una donna per la regia "era possibile e probabile, visto che eravamo in tre candidate e già per questo era una cinquina molto interessante - sottolinea Delpero -. Ma non è una cosa che ti aspetti. Certo, abbiamo sentito in questi mesi un grande affetto intorno al film, un grande sostegno, molto trasversale". Il percorso da autrice nel cinema "l'ho affrontato in Italia come in Argentina, dove eravamo andate molto avanti ma adesso è un disastro - osserva la regista, che in 20 anni si è affermata prima nel documentario poi nel cinema di fiction come una voce indipendente, originale e coraggiosa -. Però in qualche modo le cose possono veramente cambiare e stanno cambiando". L'obiettivo è far sì che non sia più un'eccezione: "Abbiamo acceso l'allarme e ci stiamo lavorando da tanto tempo. I numeri stanno cambiando, ma per ora vincere è ancora un punto d'orgoglio in più perché probabilmente quelle donne candidate hanno fatto più fatica. Nascere in una società patriarcale fa sì che ci sia pure, se non altro internamente, un auto boicottaggio, ereditato da generazioni con cui ti devi confrontare". Poi, "non è solo una questione di genere. Per me non è stato facile non solo in quanto donna ma in quanto periferica da tutti i punti di vista". Però "per fortuna il desiderio è un motore molto forte e questo percorso più difficile mi ha anche permesso di sperimentare". "Quello che è successo e sta succedendo in questi anni è che vediamo apparire persone che vengono da posti diversi, da arti diverse, penso ad esempio ad Alice (Rohrwacher) che viene dalla letteratura come me, o Pietro Marcello che viene dalla pittura. C'è più ibridazione e io trovo che questo sia interessante e abbia portato a tante cose", sottolinea ancora. Si spera "che il cinema si apra a più generi a più sessualità, a più economia, alla diversità di cui parlavo prima. Soprattutto non dobbiamo fare passi indietro, perché quelli sono sempre dietro l'angolo".

La visibilità internazionale di Vermiglio (prodotto da Cinedora, con Rai Cinema, in collaborazione con Charades e Versus, distribuito da Lucky Red) e il successo in sala in Italia e all'estero ha portato a Delpero anche molte proposte di regia per film e serie: "Sto leggendo e rifiutando tantissime cose, anche con un po' di preoccupazione. Il punto per me non è tanto il formato quanto la qualità. Non sono chiusa rispetto a progetti che non vengano da mie sceneggiature, anche se effettivamente per me è un po' difficile. La grande domanda che mi pongo è se possa portare avanti parallelamente progetti più autoriali ed altri più di mestiere, anche per sperimentare, per imparare cose nuove, per confrontarmi con realtà nuove. Nel frattempo io lavoro di mio".

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