(di Chiara Venuto)
Quando le riproduzioni immersive nei
siti archeologici ancora non esistevano, c'era Francesco Corni.
I suoi disegni - rigorosamente schizzati con una bic e, poi,
inchiostrati su carta da lucido con una Rapidograph 0.2 (0.1 per
l'ombreggiatura) - sono stati fino al 2020, anno della sua
morte, rappresentazione di uno studio attento e meticoloso di
ciò che è stato, nel tentativo di rapportarlo con il presente.
Sessanta di queste opere, risalenti agli ultimi anni della sua
vita e in larga parte inedite, potranno essere viste dal 3
maggio al 19 ottobre alle Terme di Caracalla nella mostra
'Immaginare Roma. Le prospettive impossibili di Francesco
Corni', curata da Elisabetta Corni (figlia dell'autore e
presidente della fondazione a lui intitolata) e Mirella
Serlorenzi, direttrice delle Terme di Caracalla.
Nelle tavole spesso le prospettive vengono ribaltate, con
monumenti (come il Pantheon) visti dal basso così da mostrare
non solo il soffitto, ma anche la piantina (il punto di partenza
di ogni lavoro di Corni). E in cui non manca il fattore umano,
con persino qualche sprazzo fumettistico: un esempio, la tavola
del Colosseo in cui una belva insegue un inserviente, che a sua
volta lancia via la scopa. Resti e ricostruzioni sono
costantemente abbinati, così da interpretare le stratificazioni
della città e scoprire ciò che c'è sotto, con un intento
divulgativo: è il caso del disegno del Portico di Ottavia, dove
Corni rivela le colonne tuttora inglobate dentro i muri del
palazzo posteriore.
Le opere riprodotte sui pannelli delle due sale sono solo
alcune di quelle inserite nel libro 'Roma, i luoghi del potere'
(Ink Line Edizioni), che sarà presentato il 2 maggio dagli
archeologi Andrea Carandini e Paolo Carafa. Tracciano un viaggio
nella Roma antica - visibile inoltre attraverso una mappa
interattiva realizzata dal Sistema informativo territoriale
archeologico della Soprintendenza speciale di Roma (Sitar) - che
comincia con il Campidoglio e finisce alla Basilica di San
Pietro. Senza dimenticare proprio le Terme di Caracalla, le
ultime su cui Corni ha lavorato prima di morire. Non è dunque un
caso che siano state scelte per allestire la mostra, quasi a
voler completare il progetto: "È stato un po' un fil rouge - ha
spiegato Mirella Serlorenzi -. Ora ci auguriamo che vedere
queste tavole ispiri i visitatori a visitare i siti archeologici
da lui disegnati".
Proprio la componente umana, d'altronde, è al centro del
lavoro di Corni. "La sua missione di vita è stata spiegare alle
persone ciò che gli archeologi vedevano nei resti che
trovavano", ha ricordato Elisabetta Corni. "Aveva una capacità
di disegnare i monumenti del passato strabiliante - ha
commentato la soprintendente speciale di Roma, Daniela Porro -.
Lo possiamo considerare l'erede di artisti come Giambattista
Piranesi, e non solo".
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