(di Marisa Alagia) A 100 anni dalla Grande Guerra si moltiplicano le testimonianze e i ricordi di chi quel periodo in qualche modo lo visse.
Come la bresciana, oggi 94/enne, che allo scoppio della Grande Guerra 1915-1918 non era ancora nata, ma negli anni successivi ebbe modo di conoscere e frequentare le vedove, gli orfani, i genitori dei soldati morti e, attraverso loro, raccolse in un diario le voci di chi nel conflitto aveva perso la vita.
Una specie di 'Spoon river', scritto da una
bambina di 10 anni.
La storia di Elisa Filippini, abitante a Nuvolera (Brescia),
la riporta oggi il quotidiano locale Giornale di Brescia. "Erano
tanti, anche a Nuvolera, i soldati che non erano più tornati dal
fronte - racconta Elisa - Io andavo casa per casa, parlavo con
le madri e le vedove, raccoglievo ricordi e testimonianze. Non
da sola, certo. Mi accompagnava la nostra maestra, Teresa
Metelli. Poi, con il suo aiuto, riportavo tutto in un quaderno
speciale". Era il 1930.
Quel quaderno, che Elisa conserva gelosamente e di cui è
molto, orgogliosa, è un documento straordinario. Ci sono le
speranze, i dolori i rimpianti di chi, giovanissimo, sapeva di
rischiare la vita. C'è la 'voce' di Alessio Zanoni, classe 1895,
caporal maggiore di fanteria, caduto il 10 dicembre 1915. Aveva
20 anni e pochi giorni prima confidava alla moglie in una
lettera: "Il tempo minaccia pioggia e si dorme in mezzo alla
fanga, e sono contento a soffrire di tutto, basta che Iddio mi
dia la grazia di vedere almeno una volta il mio amore, che
questo amore sei tu, Luigia".
Ma c'è anche la testimonianza diretta di uno che invece dal
fronte è tornato, Giacomo Montanari, e racconta ad Elisa in
prima persona il dramma della guerra. "Uno shrapnel passò
fischiando sulle nostre teste - ricorda Montanari riferendosi
ad un particolare proiettile da artiglieria - Non trascorsero
cinque minuti che un secondo shrapnel scoppiò con immenso
fragore, a poca distanza dalla trincea. Fu una ventata violenta
seguita da un grandinare di schegge. Si gridò: "Portaferiti!
Portaferiti!". I feriti erano molti. Vennero adagiati sulle
barelle e trasportati all'infermeria reggimentale. Uno
rantolava, sembrava dormire... solo attorno alla bocca aveva una
grossa rosa di sangue".
Elisa dedica un suo pensiero personale al soldato semplice
Cesare Marchesini. ''Era partito non ancora diciottenne -scrive
nel suo quaderno - cantando 'Avanti sempre e viva gli Alpini!',
per morire in combattimento poco dopo, il 25 ottobre 1917".
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