Un detenuto quarantenne si è
suicidato nel carcere San Donato di Pescara. E' il tredicesimo
in Italia dall'inizio dell'anno, fa sapere Aldo Di Giacomo del
Sindacato di Polizia Penitenziaria (Spp).
"E' un vero stillicidio, si tratta quasi sempre di persone
con una condanna non definitiva, ed è scesa l'età media di chi
si toglie la vita in carcere - osserva Di Giacomo - E pensare
che 19mila detenuti potrebbero uscire se solo fossero informati
della possibilità di scontare la pena con altre forme di
carcerazione. C'è purtroppo il disinteresse assoluto
dell'amministrazione penitenziaria. Nelle nostre carceri c'è la
criminalità più pericolosa al mondo, ma la maggior parte dei
detenuti è lì per per reati lievi, si tratta di persone affette
da alcoldipendenza, tossicodipendenza o malattia psichiatrica.
Se noi non rieduchiamo questi soggetti loro ciclicamente entrano
ed escono, commettono reati in galera, le loro fragilità
aumentano. E comunque, anche se il sovraffollamento è un enorme
problema, chi arriva a suicidarsi è già debole quando entra. Poi
il sovraffollamento incide sulla qualità della vita. Il carcere
- conclude Di Giacomo - è diventato il punto di rilancio della
carriera criminale. Basti notare la diminuzione del -4, 8% della
collaborazione nelle carceri di regioni come Calabria, Sicilia,
Campania e Puglia".
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