Un primo album da solista "per
mostrarmi in una maniera diversa e urlare di cose che finora non
avevo affrontato per paura di espormi, del giudizio. Mi sono
sempre rifugiato dietro un senso di protezione, qui ho voluto
distruggerlo perché ora mi sento più sicuro". Così Damiano
David, incontrando la stampa a Roma, spiega il senso di Funny
Little Fears, il suo primo album da solista, senza i Maneskin,
in uscita in tutto il mondo il 16 maggio per Sony Music Italy /
Epic Records in digitale e in fisico nella doppia versione CD e
vinile.
Quattordici brani in inglese (quattro finora i singoli,
Silverlines, Born with a Broken Heart, Next Summer e Voices, dal
16 maggio sarà in radio il quinto, Zombie Lady), quasi tutti
firmati anche da David con un team di autori. Si esplorano molti
colori del pop, da quello più introspettivo (come in Bruise,
feat Suki Waterhouse) all'upbeat, ma ci sono pure suggestioni
rock (Mars), atmosfere anni '50 (Tangerine, feat D4vd) e
cantautorato (Solitude). Un nuovo debutto accompagnato da un
tour mondiale (anche in vari festival) con già le tappe europee
sold out, comprese le tre italiane, a Milano il 7 ottobre e a
Roma, l'11 e il 12 ottobre.
Il titolo Funny Little Fears "è arrivato alla fine, dalla
consapevolezza di come quelle paure che hanno costituito spesso
un blocco della mia vita siano diventate con l'album una cosa
bella attraverso cui confrontarmi con le altre persone". Il
disco per David è stato una sorta di autoanalisi: "Questo è un
viaggio dentro me stesso, mi sentivo un po' perso". L'album mi
ha fatto capire che la causa erano proprio le paure che mi ero
messo nel cervello... è stato terapeutico per me".
Al centro del periodo difficile del musicista anche "la fine
di una relazione, un anno e mezzo fa. Non è quella che tutti
sanno ma una segreta. Ha rotto la fiducia verso me stesso e
verso chi avevo intorno. L'album però racconta anche l'avvio di
una nuova relazione (con la collega Dove Cameron, ndr) che mi ha
aiutato e spinto a superare le paure". Per David la parte da
solista e con i Maneskin "sono due parti ugualmente reali di me
- spiega -. Essere in quattro ci ha dato molta forza e quando
torneremo come band sarò cresciuto, perché ora mi sento un
artista migliore di prima".
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