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Referendum, governo e opposizione alla sfida del quorum

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Referendum, governo e opposizione alla sfida del quorum

Se passa, smacco alla maggioranza. A sinistra equilibri in ballo

ROMA, 16 maggio 2025, 17:01

Giampaolo Grassi

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La timbratura di un documento durante le operazioni di voto - RIPRODUZIONE RISERVATA

La timbratura di un documento durante le operazioni di voto - RIPRODUZIONE RISERVATA

Prima di tutto quanti, poi come. La battaglia politica attorno ai referendum dell'8 e 9 giugno si sta consumando sull'affluenza. Per una considerazione molto semplice: il quorum che rende valido questo tipo di consultazione è il 50% degli elettori, una soglia mai raggiunta negli ultimi trent'anni. Tranne un'eccezione: il quesito sull'acqua del 2011.
    Non a caso, le forze di centrodestra - contrarie ai prossimi referendum - stanno facendo campagna per l'estensione, mentre quelle di centrosinistra sono compatte sull'invito ad andare alle urne. Solo su quello, per la verità. Nel merito, seguire il navigatore del "chi vota come" significa inoltrarsi nel solito labirinto della politica italiana.
    I quesiti sono cinque: quattro sul lavoro promossi dalla Cgil, sostanzialmente per abolire il jobs act, e uno sulla cittadinanza promosso da un comitato di cui fa parte Più Europa, per ridurre da 10 a 5 gli anni necessari ad ottenerla.


    Il centrodestra è praticamente compatto, anche se c'è un distinguo: FdI, Fi e Lega invitano a disertare le urne, mentre "Noi Moderati andrà a votare - ha detto il segretario Mara Carfagna - e voterà cinque no".
    Più barocca la cornice delle opposizioni: la linea ufficiale del Pd è cinque "Sì", ma l'ala riformista del partito ha detto che non voterà tre dei referendum sul lavoro. L'indicazione del M5s è per votare "Sì" ai quesiti sul lavoro e per lasciare libertà di scelta sulla cittadinanza, anche se il presidente Giuseppe Conte ha annunciato il suo "Sì" anche a quello. Cinque "Sì" senza dubbi o distinguo per Avs. Azione voterà "No" ai quesiti sul lavoro e "Sì" alla cittadinanza. Iv voterà "Sì" alla cittadinanza e "No" a tre quesiti sul lavoro, lasciando libertà di scelta sulla responsabilità dell'impresa committente in caso di incidenti ai dipendenti delle ditte in appalto e subappalto.


    A quest'ultimo quesito dice "Sì" Più Europa, insieme ovviamente a quello sulla cittadinanza, mentre per gli altri è "No".
    Anche i sindacati vanno in ordine sparso: la Cgil vota cinque "Sì", la segretaria della Cisl Daniela Fumarola ha annunciato che non andrà a votare, mentre "per due quesiti (licenziamenti illegittimi e sicurezza sul lavoro) risponderemo sì - ha spiegato il segretario della Uil, Pier Paolo Bombardieri - per gli altri abbiamo lasciato libertà di coscienza".
    Nel caso in cui venga raggiunto il quorum, è quasi scontato che i "Sì" avranno la meglio, visto che la stragrande maggioranza dei contrari preferirà starsene a casa. Ecco perché il focus delle campagne politiche è tutto sull'affluenza. Il superamento del 50% verrebbe letto come una "sfiducia" di fatto alle indicazioni della maggioranza. E infatti è anche su questo che giocano gli appelli al voto delle opposizioni: "Un ottimo risultato referendario - è uno degli slogan di Avs - servirà a chiudere definitivamente una stagione politica estremamente negativa per l'Italia".
    Ed è per questo anche che la battaglia dei promotori punta molto sulla polemica con la Rai - con tanto di azioni legali e interrogazioni - accusata di "oscurare" i referendum. Un'altra fascia di commenti sul dopo partita sarà però concentrata sugli equilibri nel centrosinistra. Il segretario di Azione, per esempio, ritiene che i referendum sul lavoro siano "un pezzo della campagna elettorale di Landini per diventare il leader del centrosinistra".


    Senza considerare i riflessi interni al Pd. La segretaria Elly Schlein si sta spendendo molto per i cinque quesiti, anche per rimarcare lo spostamento a sinistra dell'asse del partito: "Siamo tornati a essere il partito del lavoro, che sta tra i lavoratori - ha detto a Il Manifesto - davanti alle fabbriche, dove da tempo il Pd non stava più. È un pezzo di quella ricucitura che ho avuto il mandato di compiere con le primarie del 2023". Considerando che l'ala moderata del Pd ha annunciato che non seguirà la linea ufficiale, il risultato della consultazione peserà molto sugli equilibri fra le varie anime del partito.
   

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