In 250mila hanno reso omaggio a Papa Francesco. Un lungo fiume di gente che in questi giorni ha voluto dare al Pontefice l'ultimo saluto, nonostante le file, il caldo, in alcuni momenti la pioggia. Preghiere e anche lacrime, anche se al Papa argentino la cosa che piaceva di più, in fondo, era ridere. Domani i funerali a Piazza San Pietro ai quali sono attese 200mila persone.
E' già pronta la macchina della sicurezza, considerato il grande afflusso di persone attese ma anche la presenza di Capi di Stato e teste coronate arrivate da tutto il mondo. E poi ci sarà quel corteo funebre per il centro di Roma che ha pochi precedenti nella storia. La bara posta su un carro che consentirà a tutti la sua visione; poi le auto dei cardinali, e un procedere a passo d'uomo, anche un'ora per quella città che aveva abbracciato dodici anni fa diventandone il vescovo, come amava ricordare ogni volta che poteva.
La giornata di oggi si è conclusa con la chiusura della bara: un rito antico, solenne e pieno di significati, con l'apposizione del bianco velo di seta sul viso e l'inserimento della borsa con le monete del pontificato e il tubo con il rogito. Gesti antichi, uguali da secoli, ma che conservano tutto il loro significato; suggellano la fine materiale di un pontificato del quale resta però l'eredità spirituale.
Tra le ultime persone a salutare Francesco ci sono le figure più diverse, dalle amate cugine arrivate oggi da Asti al Premio Nobel Mohamed Yunus, che ha condiviso con Francesco tante battaglie per una economia più giusta. A fine serata arriva il presidente francese Emmanuel Macron ma accanto c'è anche la signora Carmela, quella che portò un mazzo di fiori gialli al Gemelli e che il Papa salutò dal balconcino.
Ai funerali, al posto d'onore tra le autorità, ci sarà il presidente Javier Milei, lo stesso che insultò in campagna elettorale Bergoglio. Francesco lo aveva perdonato per quegli insulti dai toni volgari ricevuti ma non per le sue scelte a danno del popolo argentino e per quella relazione di membri del suo staff con i vecchi rappresentanti della dittatura. Bergoglio forse desiderava rivedere la sua Argentina, una volta ci andò vicino nell'organizzazione di un viaggio apostolico in America Latina. Ma di fatto non è più tornato a casa forse anche per questi rapporti non facili con i governanti che si sono succeduti.
Dopo quella argentina, a seguire c'è la delegazione italiana, guidata dal presidente Sergio Mattarella e dalla premier Giorgia Meloni, e poi sovrani e capi di stato in ordine alfabetico, dai reali di Spagna a quelli di Giordania, passando per presidenti della repubblica, come il suo amico Lula, i vertici dell'Onu e di tutte le organizzazioni internazionali, e anche delegazioni, come quella israeliana (in realtà solo l'ambasciatore) e quella palestinese che si troveranno faccia a faccia davanti alla bara di colui che più di tutti in questi anni ha chiesto la pace.
Nella lista provvisoria non c'è invece nessun rappresentante della Russia e forse, all'ultimo momento, anche il presidente Volodymyr Zelensky potrebbe non essere presente. Ci saranno sicuramente invece i suoi amici, i più poveri della terra che oggi l'Elemosiniere Konrad Krajewski è andato a trovare in mense e dormitori per donare il rosario di Francesco.
Saranno a Piazza San Pietro e una quarantina ad attenderlo anche sul sagrato di Santa Maria Maggiore. Migranti, senzacasa, vittime di tratta, trans, ma per Francesco non erano categorie: li aveva conosciuti uno per uno, li aveva aiutati, confortati, incoraggiati. Domani saranno lì, dove Francesco ha scelto di essere sepolto, in una sorta di picchetto d'onore.
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