Garantire l'eventuale tregua su un fronte di oltre 2.000 chilometri tra Ucraina e Russia non sarà impresa facile, soprattutto se non ci saranno regole chiare e condivise da tutti gli attori in campo. Il generale Vincenzo Camporini, già capo di Stato Maggiore della Difesa e dell'Aeronautica Militare, ne è cosciente e invita l'Osce a "risvegliarsi dal suo torpore" e a fornire gli osservatori che avranno il compito di garantire il rispetto delle regole che saranno stabilite al tanto sperato tavolo per la pace. "Sono teorie di grandissima difficoltà realizzativa - ammette - c'è bisogno di un chiaro impegno da parte di tutti gli attori e, in questo momento, non ne vedo da parte della Russia".
L'ipotesi di una missione di pace, sulla quale si sta lavorando con i cosiddetti Paesi "volenterosi", è "verosimile solo se si stabiliscono regole ben chiare", spiega il generale.
Necessarie saranno le "zone demilitarizzate a cavallo della linea del fronte, aree di decine di chilometri dall'una e dall'altra parte". La guida dell'eventuale contingente, sottolinea Camporini, "dovrà essere per forza dell'Osce, che ha proprio questo come compito del suo mandato". "Bisogna tirarla fuori dal suo torpore", evidenzia spiegando che gli osservatori "dovranno essere neutrali" per non "irritare nessuno" dal punto di vista politico. Per questo, suggerisce il generale, è fondamentale creare "un fronte il più ampio possibile".
Poi, ovviamente, servirà anche mettere in piedi un sistema di "incentivi e disincentivi" per far sì che i paletti della tregua vengano rispettati. "Si potrebbe pensare a sanzioni molto pesanti per chi viola le regole - aggiunge l'ex capo di Stato Maggiore - a valle comunque di un accertamento di responsabilità". Una pianificazione che dovrà essere severa e meticolosa in un'area che è da sempre soggetta a grandi tensioni.
"Una missione di pace non si fa in cinque minuti - spiega Camporini - è un processo che richiede una grande pianificazione, anche di settimane o mesi. Al momento, personalmente, non ne vedo però le condizioni".
"Le capacità di presenza dell'Italia all'estero ci sono - sottolinea il generale - basti ricordare che siamo il secondo fornitore di truppe della Nato. Il problema però è che si è oltrepassato il limite, la situazione sta diventando drammatica ovunque, dalla Serbia alla Bosnia fino all'Ungheria". Per questo il programma ReArm voluto da Ursula von der Leyen "è concettualmente giusto". "È stata una sveglia ai Paesi dell'Unione Europea - conclude Camporini -, ma ora c'è bisogno di un forte incentivo, forse anche una costrizione, a fare le cose insieme".
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