La Cina è sempre più sotto assedio, unico Paese per ora rimasto nella morsa dei dazi di Donald Trump. L'annuncio del tycoon di sospendere le tariffe per 3 mesi a tutti i Paesi, tranne al Dragone, arriva dopo una giornata ad altissima tensione: prima l'entrata in vigore degli ultimi superdazi a stelle e strisce al 104% per Pechino, poi la risposta cinese di alzare le tariffe reciproche dal 34% all'84% su tutti i beni americani, secondo la legge del taglione sposata dal presidente Xi Jinping.
Ma, al di là del durissimo botta e risposta tariffario, anche la Cina punterebbe sul negoziato: a dispetto della contromossa di Pechino, "è importante sottolineare che le ritorsioni non sono l'obiettivo, ma lo strumento per spingere gli Stati Uniti a negoziare", ha osservato Henry Gao, tra i massimi esperti di commercio mondiale e di Wto della Singapore Management University, e per dire a tutti che Pechino "non ha paura degli Stati Uniti". Lo stesso libro bianco sul commercio Cina-Usa, rilasciato proprio oggi da Pechino, ha ammesso che "invece di lanciarci accuse a vicenda, dovremmo adottare un approccio più proattivo per cercare un terreno comune ed esplorare modi per migliorare il sistema di governance economica multilaterale" e questo deve essere guidato dalla cooperazione Cina-Usa".
E i numeri dell'interscambio bilaterale segnalano come Pechino non possa fare a meno del mercato a stelle e strisce.
Secondo l'Ufficio del Rappresentante per il Commercio americano, gli Stati Uniti hanno esportato merci in Cina per 143,5 miliardi di dollari nel 2024, importandone invece per un valore di 438,9 miliardi.
Quindi, la vexata quaestio è quando Trump e Xi andranno al tavolo negoziale. "Ci vorranno ancora diverse settimane", ha osservato una fonte diplomatica basata a Pechino coinvolta nelle questioni commerciali interpellata dall'ANSA, secondo cui "l'attuale difficoltà è riuscire a raffreddare le tensioni". Impresa affatto semplice per il peggioramento delle relazioni.
La Cina ha rinfacciato ad esempio agli Usa gli "attacchi malevoli" sul Canale di Panama del capo del Pentagono Pete Hegseth, per il quale i cinesi mettono a rischio le operazioni della strategica via d'acqua che collega il Pacifico e l'Atlantico. E, ancora, Amazon ha cancellato alcuni ordini di prodotti made in China provenienti da altri Paesi asiatici, mentre diverse società mandarine hanno sospeso gli ordini dagli Usa. Il Dragone ha inoltre emesso l'allerta per i turisti cinesi (e per gli studenti basati negli Usa), invitando a valutare i rischi dei viaggi negli Stati Uniti a causa "del deterioramento dei rapporti economici e commerciali e della situazione della sicurezza interna" in America.
Intanto, la leadership cinese serra i ranghi con un incontro di alto livello per definire le misure di rilancio dell'economia e di stabilizzazione dei mercati dei capitali, oltre che di ulteriore risposta a Trump. Gli economisti temono lo scenario da incubo per Xi: una minor crescita del Dragone nel 2025 pari all'1-2% del Pil a causa dei dazi.
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