L'Istat spiega che la dinamica
dell'indice generale riflette principalmente la risalita del
tasso di variazione tendenziale dei prezzi degli energetici non
regolamentati, tornato positivo e, in misura minore,
l'accelerazione dei prezzi dei tabacchi e degli alimentari non
lavorati. Un sostegno all'inflazione si deve anche, tra gli
altri, ai servizi ricreativi, culturali e per la cura della
persona (da +3,1% a +3,5%), ai servizi relativi alle
comunicazioni (da +0,5% a +0,8%) e infine ai beni durevoli (la
cui flessione si attenua da -1,5% a -1,2%). All'opposto,
decelerano i prezzi degli energetici regolamentati (da +31,4% a
+27,2%) e quelli dei servizi relativi ai trasporti (da +1,9% a
+1,6%).
A marzo l'"inflazione di fondo", al netto degli energetici e
degli alimentari freschi, resta stabile a +1,7%, mentre quella
al netto dei soli beni energetici accelera lievemente, da +1,7%
a +1,8%.
La crescita tendenziale dei prezzi dei beni si accentua, da
+1,1% a +1,5%, come anche quella dei servizi, seppur in lieve
misura (da +2,4% a +2,5%).
L'aumento congiunturale dell'indice generale è dovuto
prevalentemente ai prezzi dei servizi relativi ai trasporti
(+1,2%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della
persona (+0,7%), degli energetici non regolamentati (+0,6%), dei
tabacchi (+0,5%), dei servizi relativi all'abitazione (+0,4%) e
dei servizi relativi alle comunicazioni (+0,3%); gli effetti di
questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla
diminuzione dei prezzi degli energetici regolamentati, in calo
del 2,5% e degli alimentati non lavorati, scesi dello 0,3%.
L'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta di
1,6% su febbraio, per la fine dei saldi stagionali di cui il Nic
non tiene conto, e del 2,1% rispetto a marzo 2024 (da +1,7% di
febbraio). L'indice nazionale dei prezzi al consumo per le
famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi,
registra invece un aumento dello 0,2% su febbraio e dell'1,7% su
marzo 2024.
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