"Il terremoto dazi non coinvolge solo
le esportazioni. La guerra commerciale tra Usa e Ue rischia di
avere un impatto anche sul mercato interno, riducendo di circa
11,9 miliardi di euro in due anni la crescita dei consumi delle
famiglie". A stimarlo è Confesercenti con Cer, in occasione
dell'incontro di oggi a Palazzo Chigi tra il presidente del
Consiglio Giorgia Meloni e le associazioni di imprese. "Si
prospetta per quest'anno una variazione del PIL vicina allo
zero", ed un "elemento di preoccupazione è anche la caduta dei
mercati azionari", avverte.
In questo scenario Confesercenti "calcola per i consumi delle
famiglie una minore crescita dei consumi di 2,1 miliardi nel
2025 e di 9,8 miliardi nel 2026, per un totale di 11,9
miliardi". E avverte che "rischi esistono anche sul fronte del
turismo: i visitatori dagli Stati Uniti sono relativamente pochi
(4,8% del totale) ma sono alto-spendenti, e portano in media 6,5
miliardi di euro l'anno di spesa sul territorio".
"È importante - commenta la presidente, Patrizia De Luise -
intervenire a sostegno della filiera dell'export, ma senza
dimenticare consumi e mercato interno, fondamentale per le
piccole e medie imprese di commercio, turismo e servizi. Occorre
lanciare un messaggio chiaro: l'arrivo dei dazi non deve
interrompere il già troppo lento percorso di recupero del potere
d'acquisto, e quindi della spesa delle famiglie, avviato negli
ultimi anni".
Serve "una strategia efficace di rilancio della domanda
interna, confermando e ampliando gli attuali sostegni al reddito
e contro il caro-energia, da cui molte piccole imprese dei
servizi sono attualmente escluse". E - rileva la presidente di
Confesercenti - "le risorse possono venire anche da una nuova
web tax: un intervento necessario per riequilibrare la
concorrenza tra colossi online e imprese del territorio. Una
misura su cui - visto il mutato quadro dei rapporti commerciali
Usa-Ue - non ha più senso esitare: sarebbe un efficace strumento
di tutela per l'economia reale, soprattutto per il commercio di
prossimità, che subisce sempre più una concorrenza fiscale
sleale da parte dei giganti online. Allo stato attuale, secondo
le nostre stime, circa 8 miliardi di euro l'anno di profitti
dalle vendite online vengono delocalizzati dalle piattaforme
internazionali, sfuggendo così di fatto all'erario italiano".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA