"Adesso cosa farà il Governo di
Giorgia Meloni? Raccoglierà il prezioso testimone lasciato dalla
Procura di Milano, dall'Agenzia delle entrate e dalla Guardia di
finanza? O si piegherà alle big tech, ai colossi del web e ai
tecno-oligarchi che vanno tanto di moda oltreoceano? Il fatto di
assoluta importanza è che Procura, Entrate e Guardia di Finanza
stanno allargando il pertugio molto innovativo per far pagare ai
colossi del web il dovuto. Dopo la contestazione dell'anno
scorso di 877 milioni di euro a Meta, adesso è la volta di una
contestazione di 12 milioni a X. Al di là dell'entità di questa
seconda cifra, che può apparire esigua, quello che conta è il
principio: in cambio dell'accesso alla piattaforma web, l'utente
fornisce i suoi dati personali, che hanno un valore commerciale
usato dalla piattaforma stessa. Si delinea pertanto una permuta,
all'esito della quale i gestori delle piattaforme devono pagare
l'Iva. Ma non è tutto. Il suddetto principio è lo stesso che noi
portiamo avanti dall'inizio della legislatura. Le nostre
informazioni hanno un valore dal quale i colossi del web
estraggono profitti con margini mai visti nella storia
dell'economia. Il problema è che la materia prima siamo noi e
siamo gratis. La Guardia di Finanza ha colto una parte del
principio, inquadrando l'operazione come una permuta dei nostri
dati in cambio dei servizi resi. Ma questo è solo l'aspetto
fiscale. La domanda che dobbiamo farci è: le nostre informazioni
personali hanno davvero il valore dei servizi che riceviamo o
valgono di più? Visti i margini di profitto, noi optiamo per la
seconda risposta. Per questo è importante capire che fine fanno
i nostri dati, chi li usa e per quale scopo. E per questo
abbiamo proposto di istituire un registro dei dati. Che siano
considerati bene comune o bene privato, in ogni caso chi li
sfrutta economicamente li deve pagare. Ci auguriamo che il
Governo di Giorgia Meloni non si pieghi, mantenendo la schiena
dritta anche se l'amministrazione Trump, su un altro tema, ma
collegato, ha già minacciato inchieste sulle digital tax
presenti in vari Paesi, tra cui Italia, Francia e Spagna. Non è
mai troppo tardi per dimostrare che il sovranismo sbandierato
nella campagna elettorale del 2022 ha qualcosa di reale". Lo
comunica in una nota Emiliano Fenu, capogruppo M5S in
Commissione finanze della Camera.
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