(di Paolo Rubino)
Con la crescita italiana che
"sorprende in positivo nel 2023, arrivando al +0,9%" il Centro
studi di Confindustria, all'appuntamento con le previsioni di
primavera, guarda avanti con più ottimismo: ha rivisto al rialzo
al +0,9% le previsioni sul Pil 2024 mentre per il 2025 stima un
+1,1%. La precedente stima per quest'anno era ferma al +0,5%
delle previsioni di autunno, lo scorso ottobre.
La Banca d'Italia ribadisce, invece, le stime meno
ottimistiche diffuse lo scorso aprile: conferma quindi per
l'economia italiana la previsione di un aumento del Pil 2024
dello 0,6% dopo un primo trimestre 'debole', una stima che sale
al +0,8% escludendo la correzione per le giornate lavorative; è
confermata anche la stima del +1% per il Pil del 2025 e del
+1,2% per il 2026. Sul fronte dell'inflazione per il 2024 è
atteso un rallentamento all'1,3% per risalire fino all'1,7 nel
2025 e nel 2026".
Nell'analisi degli economisti di Confindustria oltre al
miglioramento della domanda globale che "darà nuovo impulso
all'export" l'economia italiana può oggi contare su "due potenti
stimoli alla crescita, due fattori che potranno sostenere ancora
la crescita italiana su ritmi significativi": sono la
prospettiva dei tassi in calo e la mole di investimenti del
Pnrr. Ma "vari fattori frenano la crescita": il costo
dell'elettricità, la graduale eliminazione del superbonus, le
strozzature mondiali nei trasporti come per la crisi del Mar
Rosso ma non solo. "Chiaramente ciò significa anche - rileva il
centro studi diretto da Alessandro Fontana - che ci sarebbe
spazio nel 2024-2025 per una crescita economica ancora più forte
di quella oggi prevedibile".
Nello scenario per l'economia italiana delineato dal Csc gli
investimenti fissi sono attesi "in modesta crescita", sono
deboli i consumi delle famiglie (+0,2% nel 2024), le
esportazioni "dopo la quasi stagnazione del 2023 torneranno a
crescere a un ritmo più marcato" sebbene ancora inferiore a
2021 e 2022, l'occupazione "avanzerà ad un ritmo di poco
inferiore a quello del Pil". Il tasso di disoccupazione dal
picco del 10,2% raggiunto ad aprile 2021 scende al 7,4% nel
bimestre gennaio-febbraio di quest'anno, sui livelli della prima
metà del 2009; Per il 2024 atteso al 7,5% e per il 2025 al 7,1%,
"grazie a un'occupazione che crescerà con più slancio e a una
forza lavoro che avanzerà a un ritmo sempre contenuto".
L'attenzione è anche sui conti pubblici. Le previsioni del
centro studi di Confindustria vedono un "debito pubblico in
risalita", stimato al 139,1% del Pil nel 2024 ed al 141,1% nel
2025 è previsto continuare a salire di 2,1 punti, al 141,1% del
Pil". E' una "dinamica in risalita confermata dal governo che
nel Def, però, stima un debito più basso: al 137,8% del Pil
quest'anno e al 138,9% il prossimo". E' invece "in previsione un
rientro del deficit": nello scenario di previsione del Csc
"l'indebitamento netto della pubblica amministrazione si attesta
al 4,4% del Pil nel 2024 e al 3,9% nel 2025, sostanzialmente in
linea con quanto indicato dal governo".
Non mancano i rischi che potrebbero modificare al ribasso
questo scenario: il Csc ricorda le guerre in Ucraina e in Medio
Oriente, la dinamica dei prezzi al consumo in Italia e in Europa
che può incidere sui tempi per l'attesa riduzione dei tassi,
l'effettiva efficacia del Pnrr condizionata al rispetto dei
tempi previsti e all'attuazione delle riforme in programma.
"L'Italia è avviata sulla strada della crescita ma, bisogna
essere realisti, vedere cosa sta spingendo e cosa invece
potrebbe frenare questo percorso" avverte il vicepresidente di
Confindustria Alberto Marenghi.
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