PMI Sanità ha impugnato, dinanzi al
Tar del Lazio, il decreto del Ministero della Salute del 29
dicembre 2023 (cosiddetto 'Fondo governo dispositivi medici'),
con il quale è stato imposto un contributo dello 0,75% sul
fatturato annuo ai fornitori di dispositivi medici al Ssn,
esigibile dal 2024, ma calcolato anche sull'anno appena
trascorso. Lo annuncia, in una nota, Gennaro Broya de Lucia,
presidente dell'associazione nazionale delle piccole e medie
imprese produttrici e fornitrici (per gli ospedali) del
materiale necessario alla diagnosi ed alle cure.
Fin da subito, spiega De Lucia, "ci siamo fatti promotori del
ricorso richiamando l'attenzione dei nostri associati i quali
hanno risposto in maniera massiccia. Dopo il payback, che il
prossimo 22 maggio sarà oggetto della decisione della Corte
Costituzionale, ecco l'imposizione di un ulteriore gabella:
l'ennesima pretesa, sproporzionata e discriminatoria, dello
Stato nei confronti delle imprese del settore". Per il
presidente di PMI Sanità si tratta di un atto "discriminatorio
dal momento che crea disparità di trattamento tra i fornitori
della sanità pubblica e quelli della sanità privata. Una misura
masochista perché, così facendo, si incentivano le aziende ad
abbandonare il Ssn ed a privilegiare le forniture al privato".
Ma soprattutto, rileva Broya de Lucia, "lo Stato chiede di
pagare per prestazioni che non hanno nulla a che vedere con il
'governo' dei dispositivi medici". Insomma, conclude il
presidente di PMI Sanità, "ci troviamo al cospetto della solita
legge varata solo per fare cassa ai danni degli imprenditori
calcolando, peraltro, il dovuto non sull'utile, bensì sul
fatturato. Il Decreto va annullato mentre per la legge che lo
prevede andrebbe dichiarata l'illegittimità costituzionale".
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