(di Paolo Rubino)
Alberto Marenghi lascia la corsa per
la presidenza di Confindustria così come ha portato avanti la
sua candidatura: con un esempio di stile, attento allo spirito
dello statuto di via dell'Astronomia. Massima riservatezza,
lontano da un clima che si è acceso fino ai veleni, ed ora una
lettera interna ai saggi (la 'commissione di designazione' che
lavora sulle candidature), con parole misurate e costruttive:
"Un segnale di unità e compattezza", scrive. "La pluralità di
candidature "non è una dispersione di risorse", è "ricchezza
progettuale e propositiva", "siamo però arrivati ad una fase
nella quale la ricomposizione e la convergenza diventano la
nostra comune priorità. Il mio non è perciò un abbandono della
corsa - scrive - ma la scelta di una modalità diversa di
partecipare al confronto, senza alcuna condizione, ma
nell'ottica esclusiva di garantire massima compattezza e
condivisione".
La corsa alla presidenza, ora con tre candidati (Edoardo
Garrone, Antonio Gozzi, Emanuele Orsini), è nella fase in cui i
saggi, che hanno sondato come si muove il consenso, si
apprestano a trarre le conclusioni. Chiuse le consultazioni, con
una lettera si sono riservati di comunicare nei prossimi giorni
per chi scatta "l'automatica partecipazione al voto designazione
del 4 aprile": è necessario avere il 20% dei voti assembleari;
"Entro la fine della settimana" concluderanno le verifiche
formali sulla dichiarazioni di voto raccolte.
Il raggiungimento della soglia del 20% è stato già
riconosciuto, fin dal momento della presentazione delle
candidature, all'industriale dell'energia Edoardo Garrone,
azionista di Erg, presidente del Sole 24 Ore. Non c'è ancora la
certificazione formale ma non ci sarebbero dubbi per Emiliano
Orsini, vicepresidente uscente, imprenditore nell'edilizia in
legno con Sistem Costruzioni e nell'alimentare con Tino
Prosciutti. Accantonato il miraggio di una candidatura unica
(come era stato per Luca di Montezemolo e Emma Marcegaglia)
appare ora certo che la sfida finale sarà almeno a due ma non è
ancora esclusa la prospettiva di una sfida a tre. I riflettori
sono quindi puntati su Antonio Gozzi, Duferco, presidente di
Federacciai: per chi gli è vicino anche in questo caso,
"delibere alla mano", sarebbe stata raggiunta la soglia del 20%.
La parola passa ai saggi (che, in ogni caso, possono ammettere
al voto anche candidati che non abbiano conquistato l'ammissione
di diritto): si pronunceranno entro il 21 marzo quando chi sarà
ammesso al voto presenterà il programma al Consiglio Generale.
Lo scenario del consenso è estremamente frammentato ed il gioco
del 'pallottoliere' può essere indicativo ma non dà certezze
matematiche e può essere fuorviante con la complicità, anche,
del voto a scrutinio segreto.
Per Alberto Marenghi, vicepresidente di Confindustria, famiglia
di imprenditori da diciassette generazioni (guida la storica
Cartiera Mantovana, fondata nel 1615, ed è fondatore di Cartiera
Galliera e Sumus Italia), ora "i bisogni e le aspettative delle
aziende necessitano di risposte nuove, efficaci e tempestive.
Abbiamo, quindi - scrive rivolgendosi all'interno di
Confindustria -, necessità di trasmettere una percezione chiara
della nostra capacità di fare sintesi e di trasformare il
confronto serrato in un rinnovato slancio propositivo, capace di
esprimere una legittimazione ed una autorevolezza nitidamente
percepite".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA