"Siamo sicuri che il payback
dispositivi medici abbia i giorni contati. La sua
incostituzionalità, infatti, non potrà che essere decisa il
prossimo 22 maggio nel corso dell'udienza fissata dalla Consulta
per discutere dell'ordinanza del Tar Lazio che, per prima, ha
sollevato la questione di legittimità di un dispositivo assurdo:
un marchiano errore normativo che va ad incidere su rapporti
contrattuali già chiusi e cristallizzati". Lo dichiara, in una
nota, Gennaro Broya de Lucia, presidente di PMI Sanità, la nuova
associazione nazionale delle piccole e medie imprese impegnate a
rifornire gli ospedali del materiale necessario alla diagnosi ed
alle cure.
Per Broya de Lucia si tratta "dell'ultimo capitolo di una
vicenda che ha interessato, finora, diversi giudici un po' in
tutta Italia e che ha coinvolto migliaia di fornitori del
Servizio Sanitario Nazionale, obbligati a ripianare, di tasca
propria, le perdite della finanza pubblica". Ora, finalmente,
sottolinea il presidente di Pmi Sanità, "sapremo se in Italia è
legittimo mandare in crisi le aziende che hanno fornito i
dispositivi salvavita a milioni di pazienti italiani". "Come ha
correttamente rilevato il Tar del Lazio - continua de Lucia - il
payback dispositivi medici è illegittimo perché soffoca
qualsiasi iniziativa economica nel settore ed impedisce
qualunque programmazione per i fornitori del SSN, obbligandoli
ad operare in perdita". Inoltre, rilancia ancora de Lucia: "il
payback consente alle regioni di sforare a piacimento i tetti di
spesa, salvo poi rivalersi sui fornitori senza che la legge si
preoccupi di fissare un limite in tal senso". Insomma: "le
violazioni della Costituzione appaiono evidenti. Pmi Sanità sarà
al fianco degli associati anche in questa battaglia legale,
fornendo la propria opinione alla Consulta per aiutarla a
vagliare correttamente la questione" conclude.
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