"E' stato appena pubblicato in
Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero della Salute del 29
dicembre scorso con il quale vengono fissati i criteri e le
modalità di riscossione e riparto delle risorse afferenti al
cosiddetto 'Fondo per il governo dei dispositivi medici'. Ebbene
tale fondo sarà finanziato con i versamenti delle aziende
produttrici e distributrici di dispositivi medici, obbligate a
pagare lo 0,75% del fatturato derivante dalle vendite in favore
del Servizio Sanitario Nazionale, entro il 31 dicembre di ogni
anno. Si tratta dell'ennesimo dazio iugulatorio che viene
imposto ad un settore, il nostro, già piegato dal cosiddetto
payback e dai continui ritardi dei pagamenti da parte degli enti
sanitari". Lo dichiara, in una nota, Gennaro Broya de Lucia,
presidente di PMI Sanità, l'associazione nazionale delle piccole
e medie imprese produttrici e fornitrici (per gli ospedali) del
materiale necessario alla diagnosi ed alle cure, il quale poi
così prosegue: "ci troviamo al cospetto dell'ennesima richiesta
immotivata e fortemente discriminatoria. E' inutile girarci
attorno: le pmi non vengono in alcun modo valorizzate
nell'ambito della governance dei dispositivi medici. Anzi, oltre
al danno, viene loro comminata anche la beffa". "Con il decreto
appena pubblicato", infatti, rincara la dose Broya de Lucia: "le
pmi saranno obbligate a contribuire in modo permanente (e del
tutto sproporzionato) agli oneri derivanti dalla governance dei
dispositivi medici; governance, si badi bene, alla quale esse
non prendono in alcun modo parte". Insomma, attacca il
presidente di PMI Sanità: "stiamo assistendo al reiterato e
maldestro tentativo di affossare un settore virtuoso
dell'economia nazionale, addossando alle nostre realtà una tassa
sul fatturato che prescinde dalla presenza o meno di un utile
d'impresa". Si tratta, per de Lucia: "dell'ennesima mazzata che
andrà a rimpinguare, in modo non necessario, strutture
burocratiche dalla dubbia utilità. Siamo contrari all'iniziativa
del governo e pronti a contestarla, in ogni sede, anche europea,
per ottenerne l'annullamento oppure un'imposizione proporzionale
e solamente a fronte di una nostra diretta partecipazione ai
processi decisionali" conclude Broya de Lucia.
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