Ha risposto in musica ad alcune
delle domande che gli sono state poste, intonando le strofe
accompagnato da una chitarra realizzata con il legno delle
barche dei migranti. Così Simone Cristicchi ha partecipato
questa sera nella basilica di San Pietro ad Aram, a Napoli,
insieme alla cantante e compagna di vita Amara, alla seconda
serata dei "Dialoghi con i giovani per il Giubileo",
l'iniziativa promossa dall'arcivescovo di Napoli don Mimmo
Battaglia.
La chitarra utilizzata da Cristicchi per suonare davanti a
centinaia di persone, molte delle quali giovani, è stata
realizzata dalla fondazione "Casa dello spirito e delle arti",
che con i detenuti che lavorano nella liuteria del carcere di
Secondigliano porta avanti il progetto denominato Metamorfosi.
L'incontro è stato introdotto da don Federico Battaglia,
responsabile della pastorale giovanile della Chiesa di Napoli.
Poi Cristicchi e Amara hanno intonato "Che sia benedetta",
canzone portata a Sanremo alcuni anni fa da Fiorella Mannoia e
scritta proprio da Amara. A seguire, l'arcivescovo di Napoli ha
letto una lettera scritta per una ragazza che tempo fa gli aveva
chiesto aiuto "per le fatiche della sua età, per la fatica a
trovare un senso". Da questa missiva don Mimmo Battaglia ha
tratto spunto per chiedere a Cristicchi quale può essere la cura
al dolore: "La mia storia inizia a dieci anni - ha detto il
cantante, che all'ultimo festival ha presentato 'Quando sarai
piccola' - quando è morto mio padre, che aveva solo 40 anni. In
me è cresciuta la voglia di vendicarmi. Mi sentivo
auto-emarginato dalla società. Poi ho preso dei fogli bianchi e
ho iniziato a disegnare. Quello che realizzavo era un 'mondo
perfetto'. Allo stesso tempo però stavo curando la mia ferita.
L'arte, attraverso il disegno e poi la musica, mi ha salvato la
vita. Se non avessi disegnato in maniera compulsiva sarei ancora
in quella stanza". Cristicchi ha poi risposto ad alcune domande
formulate dei ragazzi.
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