MOTA, LA LUCE INVERSA (Wojtek
Edizioni, pp.124, 16 euro). Rielaborare il dolore, non per
metterlo a tacere ma per renderlo strumento di liberazione,
verso una rinascita necessaria e forse ancora possibile. Ci sono
esistenze in frantumi, distrutte dall'abuso fisico e psicologico
nel primo romanzo di Mota, dal titolo La luce inversa, in
libreria dal 30 aprile con Wojtek Edizioni. Duro, complesso nel
linguaggio e nelle ambientazioni, il libro, che si ispira a una
vicenda autobiografica, colpisce il lettore con una storia
tragica, inaccettabile, come possono essere inaccettabili le
violenze sui bambini. Al centro della vicenda ci sono Vanessa,
Siddiq e Martin, che sotto la guida della dottoressa Hollis,
prendono parte all'ambizioso esperimento psicoterapeutico di
regressione nella camera a Luce Inversa. I protagonisti
raccontano ciò che hanno subito nell'infanzia da parte degli
adulti: Vanessa abusata dal compagno della madre, Siddiq dal
prete dell'istituto e Martin dal nonno paterno. Nel romanzo, la
narrazione a tre voci diventa l'occasione per esplorare conscio
e inconscio, sogno e realtà, in un fluire di sentimenti
contrastanti, dalla rabbia al distacco, dal desiderio di
vendetta al perdono. In questo universo cupo, fatto di orrore e
assenza di pietà e morale, l'autore accompagna i suoi
personaggi, seguendoli nel loro difficile percorso interiore,
mentre vagabondano alla ricerca di un futuro tutto ancora da
costruire.
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