(di Francesca Chiri)
Trasformare la schiavitù in libertà,
il male nel bene, come fece Mosè; includere nel tuo sistema di
valori anche il nemico sconfitto, come realizzò Abraham Lincoln;
non arrendersi mai al male, anche se l'impresa appare
impraticabile, come insegnò Winston Churchill. O sfidare il
mondo per difendere i diritti, come dimostrò di fare Eleanor
Roosevelt.
Se nei tornanti della storia i fatti hanno preso un certo
corso è grazie al ruolo delle leadership, qualità di cui si vede
sempre meno l'esercizio: "La carenza di leadership è un problema
che ha a che fare con questo nuovo mondo ed è drammatico che
solo i paesi autoritari, come la Cina, la Russia o l'Iran, siano
quelli che possono mostrare dei leader riconosciuti mentre,
sullo sfondo, vediamo le democrazie in grande difficoltà" dice
il direttore de la Repubblica, Maurizio Molinari che da oggi
lancia in rete il suo nuovo podcast "Lezioni di leadership -
Insegnamenti ed errori di grandi protagonisti nella nostra
storia". Prodotto da, e disponibile su, OnePodcast e su tutte le
principali piattaforme, "Lezioni di leadership" ripercorre le
imprese e le azioni positive e negative di cinque celebri figure
del passato per trarre ispirazione dai loro insegnamenti e dagli
errori.
Lezioni in positivo e in negativo, sottolinea dunque il
direttore de la Repubblica, perché tra i 5 personaggi scelti c'è
anche Osama Bin Laden. Il suo esempio, spiega, è "speculare a
quello di Churchill" ma "il fatto che queste due figure
coesistano" in un arco storico tutto sommato recente "ci deve
far riflettere: la leadership è esercizio del potere, esiste
quando tu eserciti le tue prerogative. E si colloca tra due
momenti: pensi una cosa 'forte' e poi agisci". Anche se può
sembrare una follia. Per questo risulta "straordinaria la
capacità di leadership esercitata da Bin Laden che non solo
pensa ma riesce a fare in modo che altri lo seguano, riuscendo
così ad arruolare gli jihadisti". Lo schema è lo stesso di
Winston Churchill: "il suo esempio è spettacolare. Il popolo lo
segue anche se la sua impresa contro Hitler poteva apparire
impossibile da realizzare". E "questo è il pezzo che ci manca
oggi nel nostro mondo: l'avere dei leader, dei personaggi
politici che abbiano delle idee forti e che le trasformino in
fatti concreti". E invece, "qual è la grande idea che un leader
di un paese democratico in questo momento afferma? Putin, di
contro, una sua idea ce l'ha e l'afferma in modo molto chiaro".
Non solo. "Churchill che usava la forza della ragione contro
il male, è come Israele contro Hamas: loro sono Hitler. Non c'è
alcun compromesso possibile. E quando hai davanti a te
un'organizzazione terroristica, quando vedi di fronte a te il
male, è come quando lui diceva che il male non era la Germania,
ma Hitler. Ecco: il male non sono i palestinesi, ma Hamas".
Ma non c'è solo la determinazione a qualificare le virtù di
una leadership. "Mosè trasforma un popolo schiavo in un popolo
libero e lo fa anche contro la iniziale volontà del suo popolo.
Anche lui porta a termine un'impresa apparentemente impossibile,
e se trasforma la schiavitù in libertà, se trasforma il male in
bene, lo fa anche grazie alla conoscenza". E questo "dovrebbe
esserci di insegnamento, ad esempio, per liberarci dalla
schiavitù delle fake news".
Poi c'è l'esempio di Abraham Lincoln, il presidente che ha
abolito la schiavitù e vinto la guerra di secessione americana:
"quando sei forte ed hai vinto serve la riconciliazione con lo
sconfitto, non l'umiliazione. Serve la capacità di includere il
nemico battuto nel tuo sistema di valori. E non può essere
questo un esempio da seguire, nella formazione di un nuovo
governo?". Ed ancora, c'è Eleanor Roosevelt che ha dedicato la
sua intera vita a far approvare dalle Nazioni Unite la
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, affinché le atrocità
della Seconda guerra mondiale non si ripetessero: "ci ha
insegnato l'importanza dei diritti umani nella costruzione di
una casa comune dopo una guerra. Aveva capito quanto fossero
importanti quei valori comuni che vanno oltre i confini delle
Nazioni".
Ed oggi? Quali spazi ci sono nella nostra società per vedere
all'azione nuovi leader? "Le operazioni a tavolino funzionano
poco. La leadership è spesso figlia di crisi drammatiche e
l'Occidente viene da 70 anni di opulenza e di pace. L'unico vero
leader in questo momento è un signore che si chiama Joe Biden.
Che, appunto, ha 80 anni". Oppure? "Un uomo come Steve Jobs" E
Volodymyr Zelensky? "Quando faremo un prossimo ciclo di podcast
- preannuncia Molinari - lui ci sarà".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA