Il Museo dell'Ebraismo italiano e della Shoah (Meis), che ha sede a Ferrara, ha acquisito grazie a una donazione privata un raro manoscritto del periodo rinascimentale, noto agli esperti come la 'Bibbia di Mosè da Castellazzo'.
Il donatore è l'ambasciatore Giulio Prigioni, che ha voluto contribuire alla collezione del Meis e alla preparazione della mostra 'Il Rinascimento parla ebraico', in allestimento per il 2019.
La Bibbia di Mosè da Castellazzo è un codice illustrato,
eseguito probabilmente a Venezia negli anni Venti del '500. Il
manoscritto, ritrovato alla fine della Seconda guerra mondiale
negli scantinati del comando della Gestapo di Varsavia e poi
conservato all'Istituto di Storia ebraica della capitale
polacca, fu inviato nel 1980 a uno studio fotografico per essere
riprodotto. Ma non tornò più alla biblioteca e ad oggi risulta
smarrito o rubato. La riproduzione donata al Museo è stata
curata da Kurt e Ursula Schubert e pubblicata in pochissimi
esemplari. Si tratta di un documento importante della cultura
artistica ebraica nell'Italia del primo Cinquecento, con
illustrazioni che ampliano il dettato biblico attraverso
aggiunte tratte dai 'midrashim', ovvero dai commenti dei maestri
ebraici agli scritti biblici. L'ambasciatore, grazie all'aiuto
dell'ebraista Giulio Busi, curatore della mostra sul
Rinascimento in programma al Meis, è riuscito a trovare la rara
riproduzione in un paesino della Svizzera.
"La mostra sul Rinascimento - anticipa il direttore del Meis,
Simonetta Della Seta - tratterà un periodo aureo del dialogo tra
cristianesimo ed ebraismo nel Paese. Un fenomeno sul quale
desideriamo mettere un particolare accento, avendo il Meis la
missione di far comprendere come la lunga vicenda degli ebrei
d'Italia possa servire da parabola, da esempio di dialogo tra
culture. Anche il ministero dei Beni Culturali sta valorizzando
il Meis come progetto culturale nazionale che promuove il valore
del dialogo e della convivenza tra i popoli e le etnie nel
nostro Paese e in Europa".
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