"La concezione progettuale non va mai sottovalutata: tutte le strutture invecchiano con l'uso, un fattore che si può contrastare con la manutenzione, ma ad invecchiare è anche il progetto stesso. Le funivie oggi non si costruiscono più così, e la concezione datata resta anche se l'impianto viene rinnovato". Giampaolo Rosati, docente di tecnica delle costruzioni del Politecnico di Milano, non avanza con l'ANSA conclusioni su cosa è accaduto giovedì alla funivia del monte Faito e premette che "ci vorrà tempo" per avere "conclusioni robuste" su cosa sia successo. Ma allo stesso tempo sottolinea come proprio l'età dell'impianto ha la sua importanza nelle valutazioni da tenere in conto per cercare di spiegare la tragedia.
Di parere opposto il presidente di Federfuni - l'associazione italiana per il traporto a fune - Andrea Formento. Secondo la sua opinione "non è corretto" parlare degli anni d'esercizio degli impianti poiché "c'è una continua verifica del mantenimento dei livelli di sicurezza delle strutture". E dunque cosa può essere accaduto? "Ritengo - risponde Formento - che anche in questo caso ci siano stati eventi straordinari che hanno determinato la caduta della cabina".
Al momento comunque si possono fare solo ipotesi. "Potrebbe essersi staccata la fune traente dalla ruota di trazione - dice l'esperto del Polimi - potrebbe essere andata a finire sotto le ruote del carrello, che l'hanno tagliata. Uno dei punti più delicati è quello di aggancio al morsetto, dove le funi sono soggette a sollecitazioni più pericolose perché il morsetto schiaccia il cavo per fare presa". E c'è poi la questione del freno di emergenza, che ha funzionato per la cabina a valle, ma sembra non per quella che stava entrando nella stazione sulla sommità.
"È preoccupante - sottolinea Rosati - ma potrebbe non essere andata così: forse il freno si è chiuso, ma la fune portante non c'era già più". Sicuro, prosegue l'esperto, andrà analizzato l'impianto nella sua interezza, stazioni comprese. E l'esame delle due parti della fune tranciata permetterà di capire se fosse ossidata o degradata. Infine, c'è anche da verificare e approfondire la questione delle condizioni meteo: "Nelle funivie - dice ancora Gianpaolo Rosati - la velocità massima accettabile del vento fa parte del progetto iniziale: quando un anemometro, lo strumento che misura la velocità del vento, supera quella soglia, l'impianto va subito fermato".
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