Le sorelle di Emanuela Orlandi, Natalina, Federica e Maria Cristina, e, in tempi più recenti, il febbraio scorso, anche i cugini Pietro, Monica e Giorgio Meneguzzi, figli dello "zio Mario", sono stati ascoltati dalla procura di Roma nell'ambito della nuova indagine sulla scomparsa della giovane cittadina vaticana.
Nulla trapela da piazzale Clodio, dove dunque si va avanti nell'indagine affidata al sostituto procuratore Stefano Luciani.
Inevitabilmente però, fatti e circostanze trapelano dal parallelo lavoro della commissione bicamerale di inchiesta sulle scomparse di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi, giunta ieri alla quinta seduta e rafforzata dal lavoro di nuovi consulenti tra cui gli avvocati Alessandro Cardia, Laura Capraro, Letizia Coassin, Vittorio Palamenghi. E poi il giornalista e scrittore Igor Patruno, l'ex magistrato Guido Salvini mentre altri si potrebbero presto aggiungere, come lo storico Alberto Melloni.
Tutto è nato dalle dichiarazioni di Giorgio Meneguzzi, uno dei cugini degli Orlandi, che all'epoca della scomparsa di Emanuela era poco più che ventenne ma già stava programmando il matrimonio ed un concorso professionale: "Ci tengo a dirlo perchè è una cosa che mi sta creando un serio imbarazzo - ha affermato - che hanno indagato sulla nostra famiglia. Ma è strano che io in 41 anni non sono mai stato ascoltato, neanche una volta e invece sono stato convocato a febbraio in Procura e ho subìto un interrogatorio". A queste parole la seduta è stata secretata non volendo la commissione, per una precisa scelta della presidenza, sovrapporsi al lavoro della magistratura.
Tuttavia, a fare chiarezza, è intervenuto oggi Pietro Orlandi, che ha riferito che le sue tre sorelle, ma non lui, sono state convocate in procura e poi, da febbraio, anche i suoi cugini Meneguzzi, tutti sottoposti a domande sul ruolo dello zio, Mario, che fu una delle persone più vicine al padre di Emanuela, Ercole, fino alla sua morte e che, prima che nella vicenda entrasse l'avvocato internazionale imposto dai Servizi segreti Gennaro Egidio, per un certo tempo tenne i contatti con i vari telefonisti.
La figura di Meneguzzi, nel frattempo deceduto, è stata tirata in ballo l'estate scorsa, quando un servizio de La7 svelò che, nell'ambito delle indagini della procura vaticana sulla scomparsa del 22 giugno 1983, era stato acquisito dalla Segreteria di stato un dossier con una confessione in cui Natalina Orlandi avrebbe confidato al suo padre spirituale, poi inviato in Colombia, di alcune avances mossegli proprio dallo zio Meneguzzi nel 1978, 5 anni prima la scomparsa di Emanuela.
A quanto si apprende ora, anche la procura di Roma ha voluto approfondire la vita e il ruolo di Mario Meneguzzi, chiamando direttamente in causa i suoi parenti più prossimi a cui sarebbero state fatte domande in relazione al contesto familiare e non tanto sugli altri spunti investigativi, pure emersi.
L'audizione dei fratelli Meneguzzi ieri a San Macuto, è stata ritenuta comunque "soddisfacente" da Pietro Orlandi perchè, almeno in quella sede, grazie alle dichiarazioni del cugino Pietro Meneguzzi, "che l'ha spiegato bene", si sarebbero sciolti molti dubbi e "insinuazioni" gettate negli anni su uno zio che tanto gli Orlandi quanto i Meneguzzi hanno sempre difeso.
"Insomma - afferma Pietro Orlandi - mio cugino ha chiarito che Mario Meneguzzi non aveva nulla a che fare con i Servizi, che lui stesso fu indagato in lungo e in largo ma poi non emerse nulla e quindi la cosa su mio zio finì. Non c'era nessun legame con la scomparsa di mia sorella".
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