"Il 50% della popolazione mondiale non ha accesso ai servizi sanitari di base" e il "24% abita in slums, favelas e baraccopoli": sono le 'inequalities' al centro della 24/a esposizione internazionale di Triennale Milano, 'Inequalities', inaugurata oggi dal ministro della Cultura Alessandro Giuli insieme al sindaco di Milano Giuseppe Sala, al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e al presidente di Triennale Stefano Boeri. La rassegna culturale - l'unica riconosciuta in via permanente dal Bureau international des expositions (Bie) - è un progetto collettivo che, attraverso mostre, installazioni, progetti speciali ed eventi si interroga sulle sfide globali legate alle differenze in vari ambiti, da quello economico a quello etnico, dalla provenienza geografica al genere.
"Ma nella mostra che visiterete - ha sottolineato Boeri - incontrerete anche le buone idee, le politiche attente, i progetti migliori che sanno a volte trasformare le diseguaglianze in fertili differenze, in qualità condivise che permettono a individui pur differenti di scambiarsi valori, arricchendosi reciprocamente". "In un mondo con disparità in continua evoluzione, questa edizione - ha aggiunto Dimitri S. Kerkentzes, segretario generale del Bie - rappresenta un'opportunità cruciale per esplorare non solo i divari esistenti, ma anche i potenziali percorsi verso un futuro più equilibrato e inclusivo".
Giuli ha citato l'improvvisa scomparsa di Koyo Kouoh, la curatrice della Biennale d'Arte di Venezia: "Ci responsabilizza ancora di più a lavorare su questi temi che riguardano le ineguaglianze, non soltanto nazionali, ma che riguardano tutto il quadrante euro mediterraneo", ha detto il ministro. "Il tema di questa Triennale mi è particolarmente caro - ha sottolineato - perché le disuguaglianze sono uno dei temi fondamentali dell'epoca che stiamo vivendo, le disuguaglianze economiche, sociali, culturali: il governo è molto attento a questi temi e come ministro della Cultura vengo a promuovere un evento imprescindibile per tutta la cultura italiana". Inequalities riunisce 28 curatori e 341 autori da 73 paesi, per un totale di 7.500 mq di mostre e allestimenti, progettati da 6 studi e progettisti. La rassegna è composta da 8 mostre curate da star come Norman Foster e 10 progetti speciali realizzati da nomi come Amos Gitai e Theaster Gates. Per la prima volta l'esposizione ha anche coinvolto 5 atenei milanesi e come per le passate edizioni comprende una sezione dedicata alle partecipazioni internazionali, sollecitate sotto l'egida del Bie.
Tra giugno e luglio, Triennale porterà Inequalities in tour anche nei quartieri di Milano. Dentro le mura del palazzo dell'Arte, intanto, dal 13 maggio si apre la rassegna, con la mostra tematica 'Cities' che si apre con uno dei casi più emblematici di disuguaglianza, l'incendio della Grenfell Tower a Londra nel 2017, raccontato attraverso un'installazione; l''Atlante del mondo che cambia' curato da Maurizio Molinari, con alcune mappe che illustrano la moltiplicazione dei conflitti; il progetto 'Verso un futuro più equo' della Norman Foster Foundation, che affronta la crisi abitativa in contesti emergenziali attraverso video, immagini e due prototipi di shelter in scala 1:1. Dalla Serpentine di Londra arriva invece l'installazione 'Radio Ballads' che prende il nome da una serie rivoluzionaria di otto radiodrammi trasmessi dalla BBC tra il 1957 e il 1964. Parlare di disuguaglianza oggi è anche parlare di Gaza, il cui dramma è evocato sullo Scalone d'onore dall'installazione '471 days' - quelli trascorsi dal 7 ottobre 2023 al fragile cessate il fuoco del 19 gennaio 2025 - a cura di Filippo Teoldi e con progetto di Midori Hasuike. Un tempo che l'arte restituisce attraverso colonne verticali di tessuto che scendono dal soffitto — una per ciascun giorno — con lunghezze che corrispondono al numero dei decessi registrati in quella data.
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