La domenica di Pasqua Papa Francesco si è affacciato alla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro per la tradizionale benedizione Urbi et Orbi, al termine della messa, celebrata su piazza San Pietro dal cardinale Angelo Comastri. E' stato salutato con ovazioni dei fedeli presenti a Piazza San Pietro.
"Cari fratelli e sorelle, Buona Pasqua. Incarico il Maestro delle Cerimonie di leggere il messaggio", le poche parole pronunciate dal Papa alla Loggia che ha lasciato la lettura del messaggio a mons. Diego Ravelli.
Papa Francesco è tornato a puntare i fari sulla violenza contro le donne, come aveva già fatto nell'omelia della Veglia di Pasqua. Nel testo dell'Urbi et Orbi, letto da mons. Diego Ravelli, Francesco sottolinea che agli occhi di Dio "ogni vita è preziosa! Quella del bambino nel grembo di sua madre, come quella dell'anziano o del malato, considerati in un numero crescente di Paesi come persone da scartare".
Francesco nel testo prosegue: "Quanta volontà di morte vediamo ogni giorno nei tanti conflitti che interessano diverse parti del mondo! Quanta violenza vediamo spesso anche nelle famiglie, nei confronti delle donne o dei bambini! Quanto disprezzo si nutre a volte verso i più deboli, gli emarginati, i migranti! In questo giorno, vorrei che tornassimo a sperare e ad avere fiducia negli altri, anche in chi non ci è vicino o proviene da terre lontane con usi, modi di vivere, idee, costumi diversi da quelli a noi più familiari, poiché siamo tutti figli di Dio!".
Il Papa chiede pace in Terra Santa. "Preoccupa il crescente clima di antisemitismo che si va diffondendo in tutto il mondo. In pari tempo, il mio pensiero va alla popolazione e in modo particolare alla comunità cristiana di Gaza, dove il terribile conflitto continua a generare morte e distruzione e a provocare una drammatica e ignobile situazione umanitaria. Faccio appello alle parti belligeranti: cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi e si presti aiuto alla gente, che ha fame e che aspira ad un futuro di pace!", scrive nell'Urbi et Orbi letto da mons. Diego Ravelli.
"Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L'esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo".
"Cristo Risorto effonda il dono pasquale della pace sulla martoriata Ucraina e incoraggi tutti gli attori coinvolti a proseguire gli sforzi volti a raggiungere una pace giusta e duratura", scrive il Papa nel messaggio Urbi et Orbi letto da mons. Diego Ravelli. Nessun cenno nelle parole del Papa alla tregua annunciata per la Pasqua dal presidente russo Vladimir Putin.
Papa Francesco, alla fine dell'Urbi et Orbi, ha fatto un giro in papamobile per salutare i fedeli presenti a Piazza San Pietro per la Pasqua. Non accadeva da tempo.
Il Papa: 'Cristo non è un eroe del passato, vive in chi soffre'. L'omelia di Francesco letta dal cardinale Comastri
La Pasqua parla di un Cristo ancora vivo in mezzo a noi: è il messaggio del Papa nell'omelia della messa di Pasqua letta dal cardinale Angelo Comastri. "Cristo è risorto, è vivo! Egli non è rimasto prigioniero della morte, non è più avvolto nel sudario, e dunque non si può rinchiuderlo in una bella storia da raccontare, non si può fare di Lui un eroe del passato - si legge nel testo dell'omelia del Papa - o pensarlo come una statua sistemata nella sala di un museo! Al contrario, bisogna cercarlo e per questo non possiamo stare fermi. Dobbiamo metterci in movimento, uscire per cercarlo: cercarlo nella vita, cercarlo nel volto dei fratelli, cercarlo nel quotidiano, cercarlo ovunque tranne che in quel sepolcro. Cercarlo sempre".
Il Papa sottolinea che Cristo risorto "dimora in mezzo a noi, si nasconde e si rivela anche oggi nelle sorelle e nei fratelli che incontriamo lungo il cammino, nelle situazioni più anonime e imprevedibili della nostra vita. Egli è vivo e rimane sempre con noi, piangendo le lacrime di chi soffre e moltiplicando la bellezza della vita nei piccoli gesti d'amore di ciascuno di noi".
"Il Giubileo ci chiama a rinnovare in noi il dono di questa speranza, a immergere in essa le nostre sofferenze e le nostre inquietudini, a contagiarne coloro che incontriamo sul cammino, ad affidare a questa speranza il futuro della nostra vita e il destino dell'umanità. E perciò non possiamo parcheggiare il cuore nelle illusioni di questo mondo o rinchiuderlo nella tristezza; dobbiamo correre, pieni di gioia. Corriamo incontro a Gesù, riscopriamo la grazia inestimabile di essere suoi amici".
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