"Se chi governa pensa di usare la
violenza, spaccherà lo stato e io non ci sto". Non usa mezze
misure il gesuita p. Giuseppe Trotta, parroco a San Frediano, a
Pisa, cappellano universitario, nonché assistente ecclesiastico
di zona dell'Agesci. Commenta con 'Il Regno' le modalità con cui
le forze di polizia hanno gestito la manifestazione degli
studenti. "Come educatori, siamo dalla parte dei ragazzi".
"Come cresceranno questi giovani? C'è una macchia, una grossa
ferita che va sanata. Non si può vivere in uno stato che da una
parte bastona e da una parte educa". È quanto scandisce il
religioso, con una lunga esperienza pastorale accanto ai
ragazzi. "È vero, la manifestazione non era stata autorizzata,
ma nessun distinguo regge di fronte all'uso di un protocollo che
è stato assolutamente inadeguato alla circostanza. Una parte
dello stato ha offeso e umiliato un'altra parte dello stato,
quella impegnata nell'educazione. Questo è il problema". Da
educatore, p. Trotta - scrive ancora 'Il Regno' - è abituato a
mantenere sempre aperto un dialogo con i ragazzi. "Si deve
parlare con loro; se il questore, o chi per lui, li avesse
chiamati quando ha intercettato la volontà di preparare una
discesa in piazza, sarebbe stata tutta un'altra cosa. Invece -
rimarca il gesuita - lo stato ha voluto esserci con la forza ed
ecco che si è aperta la porta alla violenza. La polizia è andata
oltre il lecito, con un'azione spropositata, fuori luogo,
indegna, un vero e proprio crimine. Ha chiaramente inteso fare
un'azione dimostrativa contro gli studenti e contro chi si
organizza per manifestare la propria opinione e il proprio
dissenso".
A Gaza i bambini stanno morendo di fame, altrove chi si
oppone alla guerra viene picchiato. "È la stessa logica di un
potere malsano: far morire fisicamente e intellettualmente le
nuove generazioni. Ma così lo stato non ha futuro", commenta
Trotta, il quale non lascia soli i giovani e si sta adoperando
per dare vita a dibattiti, per valutare iniziative di
sensibilizzazione. "Non si vuole evidentemente capire che questi
giovani stanno lottando per il proprio futuro. Mentre la logica
che si mette in atto con la repressione è il segno di una lotta
per imporre esclusivamente un ordine che non si vuole cambiare,
per sigillare uno statu quo, il tentativo da parte del potere di
garantirsi un'autoaffermazione, e basta. Fortunatamente -
conclude - le parole del presidente Mattarella sono state un
balsamo. Poche parole, decise, confortanti. Perché a garanzia
dei giovani. Con il suo stile ci ha rincuorato".
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