(di Fausto Gasparroni)
"Sebbene il momento del
riconoscimento, delle scuse e dell'espiazione sia atteso da
tempo, non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta". Si è
espressa così, incontrando i giornalisti in Piazza San Pietro,
Cassidy Caron, presidente del Consiglio nazionale Metis, dopo
l'udienza di papa Francesco alla delegazione di indigeni
canadesi, sopravvissuti agli abusi nelle scuole residenziali
cattoliche.
Caron ha riferito che il Pontefice ha ascoltato attentamente
mentre tre dei tanti sopravvissuti Metis gli raccontavano le
loro storie personali e ha mostrato dolore ma non ha offerto
scuse immediate.
Parlando in inglese, ha ripetuto le parole che Caron ha detto
di aver sottolineato nelle sue osservazioni: "verità, giustizia
e guarigione".
"Lo prendo come un impegno personale", ha detto la
capo-delegazione, circondata dai violinisti Metis che l'hanno
accompagnata in piazza al suono di musiche tradizionali. "Ci
auguriamo che impegnandosi con noi, impegnandosi in un'azione
reale, la Chiesa possa finalmente iniziare il proprio percorso
verso una riconciliazione significativa e duratura", ha
affermato. La donna indossava una tradizionale giacca ornata di
perline fatte a mano, mentre i membri della delegazione Metis
hanno donato a Francesco un paio di mocassini rossi con perline,
offerti "come segno della volontà del popolo Metis di perdonare
se c'è un'azione significativa da parte della Chiesa", ha
spiegato il gruppo in una nota.
La tintura rossa "rappresenta che anche se papa Francesco non
indossa le tradizionali scarpe papali rosse, cammina con
l'eredità di coloro che sono venuti prima di lui, i buoni, i
grandi e i terribili".
Più di 150 mila bambini nativi furono costretti a frequentare
le scuole cristiane finanziate dallo stato dal 19/o secolo fino
agli anni '70 nel tentativo di isolarli dall'influenza delle
loro famiglie e della loro cultura, cristianizzarli e
assimilarli nella società tradizionale, che i governi precedenti
consideravano superiore. Il governo canadese ha ammesso che i
maltrattamenti e gli abusi fisici e sessuali erano dilaganti,
con studenti picchiati perché parlavano la loro lingua madre. In
certe scuole sono state persino ritrovate fosse comuni.
Quell'eredità di abuso e isolamento è stata citata dai leader
indigeni come una delle cause principali dei tassi epidemici di
alcol e tossicodipendenza nelle riserve. "Siamo orgogliosi di
essere Metis", ha affermato Cassidy Caron, osservando che i
Metis non celebravano il loro incontro col Pontefice ma "la loro
unità e la loro resilienza".
Sempre stamane il Papa ha ricevuto una delegazione Inuit,
mentre giovedì riceverà, a porte chiuse come per le altre due
udienze, la Assembly of First Nations, prima dell'udienza
collettiva di venerdì 1/o aprile in cui terrà il suo discorso
alle popolazioni native, e durante la quale ai delegati
ufficiali si unirà un gruppo più ampio di popoli Indigeni
provenienti da tutto il Paese. Sarà il momento per Francesco di
rispondere pubblicamente dopo gli incontri e le testimonianze.
Sono in tutto 32 gli anziani indigeni, "custodi della
conoscenza", sopravvissuti alle scuole residenziali cattoliche,
e i giovani giunti in Vaticano da tutto il Canada per incontrare
Bergoglio. L'appuntamento era originariamente fissato per
dicembre, poi rinviato causa Covid.
I delegati, hanno spiegato i vescovi canadesi, portano una
profonda esperienza vissuta e approfondimenti sull'eredità delle
scuole residenziali e gli impatti del colonialismo, e molti sono
coinvolti direttamente nel cammino di guarigione e
riconciliazione.
"Come Vescovi canadesi, siamo grati a questi delegati per
aver camminato con noi in questo viaggio e a papa Francesco per
la sua attenzione alle loro sofferenze e il suo profondo impegno
per la giustizia sociale", ha affermato il presidente della
Conferenza episcopale canadese, mons. Raymond Poisson: "Ci
aspettiamo che questi incontri privati consentano al Santo Padre
di affrontare in modo significativo sia il trauma in corso e
l'eredità della sofferenza affrontata dai popoli indigeni fino
ad oggi, sia il ruolo della Chiesa cattolica nel sistema
scolastico residenziale, che ha contribuito alla soppressione
delle lingue, della cultura e della spiritualità indigene".
La Conferenza episcopale ha anche invitato in Canada il Papa,
che ha dato la sua disponibilità a recarsi prossimamente nel
Paese.
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