Il Consiglio Valle ha respinto una
proposta di legge che contiene disposizioni contro le
discriminazioni e le violenze determinate dall'orientamento
sessuale o dall'identità di genere. Il provvedimento è stato
presentato da Progetto civico progressista. Nove i voti
contrari, 24 le astensioni e due i voti a favore.
L'iniziativa legislativa - si legge in una nota - intendeva
dotare la Regione di strumenti per contrastare atti e
comportamenti discriminatori negli ambiti del lavoro, della
scuola e dello sport, prevedendo specifici progetti di
formazione, la promozione di eventi culturali, gli interventi di
sostegno alle vittime, l'attivazione di uno sportello di
ascolto.
"Questa proposta - ha detto Erika Guichardaz (Pcp) - arriva in
Aula dopo un travaglio di oltre sei anni. Una legge regionale
contro l'omobitransfobia è già presente in altre dieci Regioni
ed è necessaria non solo per dare un segnale di civiltà, ma per
colmare un vuoto legislativo nazionale e per iniziare a
rispettare veramente l'articolo 3 della nostra Costituzione.
Purtroppo i fenomeni e le violenze omobitransfobiche crescono
per numero e intensità, in tutta Italia, ma le denunce sono
poche, ed è per questo che i numeri ufficiali riflettono solo
marginalmente un problema strutturale della nostra società
contemporanea".
Per Andrea Manfrin (Lega Vda) "i dati sulla Valle d'Aosta
evidenziano che non vi sono episodi di aggressione o violenza,
eppure si tratta il tema come fosse una emergenza. Nonostante
questo, la norma prevede una serie di iniziative per contrastare
la violenza di genere che coinvolgono prima di tutto la scuola e
tanti altri ambiti della società civile. Gli attori sono i
soliti operatori, le note cooperative che spesso fanno politica
nascondendosi dietro una mission sociale". Secondo Andrea
Padovani (Fp-Pd) "il tema è di grande rilevanza politica nel
nostro Paese, visti anche i numerosi episodi di violenza sulla
comunità Queer. Il contact center che si occupa di anti
omotransfobia rileva che i fenomeni di discriminazione e odio
sono cresciuti del 34% e impattano in maniera sistemica su fasce
di popolazione esposte a molteplici fattori di esclusione e
marginalità. Sono colpiti molti giovani e adolescenti che a
causa della loro identità di genere hanno subìto violenze in
famiglia ma anche bullismo e violenze online. Così avviene anche
sul posto di lavoro e in ambito sanitario. Sono situazioni
preoccupanti che ci sollecitano a intervenire con una norma che
garantisca sicurezza e maggiori tutele alla comunità Queer. E'
in corso di revisione la legge 4/2013 sulla prevenzione e
contrasto alle violenze di genere che, dopo 12 anni, necessitava
di un aggiornamento sostanziale e che conterrà anche
disposizioni specifiche contro le discriminazioni e le violenze
determinate dall'orientamento sessuale, in modo da costruire una
nuova normativa quadro che possa garantire un intervento più
efficace".
"Questa differenziazione di genere - ha dichiarato Mauro
Baccega (Forza Italia) - è per noi fortemente ideologica.
Entrando nel merito della proposta, ci sono due articoli in
particolare che ci lasciano perplessi. Il primo riguarda lo
sport: un mondo dove c'è una comunanza e un'attenzione degli uni
verso gli altri. Il secondo è la formazione degli operatori
sanitari: in queste figure è insita nel loro Dna la volontà di
non discriminare. Siamo quindi fortemente lontani da questa
iniziativa legislativa".
Infine l'assessore alle politiche sociali, Carlo Marzi:
"Sicuramente questa proposta di legge, seppur riduttiva e
parziale, è stata da stimolo all'azione dell'Amministrazione che
sta già lavorando sul riordino della legge regionale 4/2013 con
un approccio complessivo e multidisciplinare applicabile e più
completo. È infatti in corso un articolato processo di revisione
che si concluderà con l'avvio dell'estate. Si tratta di un
percorso partecipato con il supporto dell'Istituto di ricerca di
Milano che porta con sé 50 anni di esperienza nell'ambito
sociale e il coinvolgimento di enti, soggetti e attori sul
territorio".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA