"Rosset non aveva piena contezza
rispetto alla complessità nella quale si
muoveva Cva". Lo scrivono i vertici della società in una lettera
inviata alla quarta commissione del Consiglio Valle per
replicare alla missiva dell'ex presidente di Fianosta che ha
scatenato forti polemiche politiche nelle ultime settimane.
I fatti risalgono all'inizio del 2022. "Cva, come le altre
imprese del settore, era sottoposta a grandi tensioni
finanziarie - si legge - dovendo anticipare depositi a garanzia
delle operazioni di copertura per centinaia di milioni di euro.
La complessità non fu evidentemente colta da Rosset, nonostante
il tema fosse stato ampiamente e dettagliatamente illustrato in
occasione di un'audizione dei vertici e di alcuni manager di Cva
presso il cda di Finaosta già il 27 gennaio 2022. In
uell'occasione, era stato fornito un quadro dettagliato delle
scelte finanziarie definite e tese a mettere in sicurezza la
Società, ben prima dell'invasione dell'Ucraina. Tali
circostanze, e come era noto al mondo intero, si erano poi
aggravate con l'invasione dell'Ucraina del 24 febbraio 2022, con
la definitiva interruzione dei flussi del gas russo e delle
sanzioni internazionali collegate
all'invasione. Tra febbraio e agosto 2022, e a seguito di più
ondate, il prezzo del gas raggiunse l'apice delle quotazioni
storiche, con conseguenze drammatiche sul settore. Mentre altri
competitor fallivano o erano costretti a chiedere finanziamenti
in emergenza ai rispettivi governi nazionali, Cva si era mossa
saggiamente e in anticipo con il sistema bancario, raccogliendo,
sin dal mese di
dicembre 2022, finanziamenti di medio termine per più di 800
milioni di Euro, con i quali si contava di far fronte alla
tempesta che poteva accadere (e accadde!) nei mesi successivi".
"Come già spiegato al Cda di Finaosta il 27 gennaio 2022, le
scelte effettuate con larghissimo anticipo non solo hanno
consentito di tenere in sicurezza la Società, ma hanno
consentito anche di trasformare una grave crisi in
un'opportunità. grazie a quelle operazioni è riuscita a produrre
un grande valore economico per la Società e per l'Azionista,
come dimostrato dai bilanci successivi. Paralizzare la Società,
con meccanismi di prorogatio, sarebbe stata
l'ultima delle cose da fare. Ci pare pertanto sconcertante
l'atteggiamento di chi, di fronte a questo scenario
oggettivamente drammatico, e che avrebbe potuto portare a
conseguenze disastrose anche sul piano dei danni al valore di
una partecipata pubblica, si limitava a guardare ad aspetti
procedurali".
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