Dimesso in buone
condizioni dall'ospedale di Spoleto un paziente di 62 anni,
portatore di un trapianto renale, sottoposto a prostatectomia
radicale robotica per un tumore della prostata. Lo ha reso noto
l'Usl Umbria 2.
"Come in tutti i casi di trapianto renale - spiega il
direttore della struttura complessa di Urologia, il dottor Luigi
Mearini che ha eseguito il complesso intervento chirurgico - il
rene viene alloggiato nella parte bassa dell'addome, riceve
l'apporto vascolare dai grossi vasi dell'arto inferiore e
scarica le urine prodotte grazie all'uretere, che viene
reinserito nella vescica nativa. Tutto questo comporta una
vicinanza notevole dell'organo alla vescica ed alla prostata,
che giace immediatamente al di sotto. In questi casi specifici,
l'intervento chirurgico di prostatectomia radicale diviene
particolarmente complesso, per la necessità di essere 'radicali'
dal punto di vista oncologico ma contemporaneamente di
salvaguardare l'organo trapiantato, in particolare l'uretere che
giace poco al di sopra della prostata stessa. Inoltre,
l'intervento chirurgico presenta ulteriori difficoltà tecniche
legate alla terapia immunosoppressiva, che può determinare di
per sé un rischio maggiore di complicanze".
L'intervento, eseguito da Mearini coadiuvato da Carlo
Vivacqua, grazie al nuovo Robot DaVinci in dotazione presso le
sale operatorie di Spoleto, è durato circa quattro ore ed ha
visto coinvolte numerose figure professionali, proprio per la
complessità del quadro clinico: dall'équipe anestesiologica del
dr. Giulio Tazza ai sanitari della Rianimazione, in particolare
Alice Taddei che ha partecipato all'intervento chirurgico;
dall'equipe nefrologica di Paola Santirosi che ha monitorato la
funzione renale del paziente a medici ed infermieri del "San
Matteo degli Infermi".
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