Circa 200 ex dirigenti della
sicurezza nazionale Usa che hanno lavorato per o con la Cia
hanno scritto una lettera - di cui l'ANSA ha preso visione - ai
vertici delle commissioni intelligence di Camera e Senato
esprimendo "profonda preoccupazione" per gli esodi incentivati
offerti agli agenti dell'agenzia, denunciando "l'ambiguo
linguaggio orwelliano" per giustificare l'operazione e
sollecitando un intervento. Nella missiva si mette in guardia
contro "conseguenze terribili", evocando il rischio di creare un
"vuoto di intelligence", di minare le partnership con gli 007
alleati e il contrasto alle minacce di Cina, Russia e Iran.
"L'iniziativa del pensionamento differito - si legge nella
lettera - è apparentemente intesa a 'garantire che la forza
lavoro della Cia risponda alle priorità di sicurezza nazionale
dell'Amministrazione' ed è descritta come 'parte di una
strategia olistica per infondere alla Cia un'energia rinnovata'.
Questa spiegazione è un ambiguo linguaggio orwelliano. La vera
intenzione dietro questo sforzo è insidiosa: la rimozione
deliberata di ufficiali che aderiscono fermamente alla
Costituzione, alla legge e all'obbligo fondamentale di fornire
informazioni di intelligence libere da influenze politiche".
Le conseguenze di questa politica "saranno terribili e vi
esortiamo ad agire immediatamente per indagare e fermare questa
pericolosa tendenza", scrivono gli ex 007, che si definiscono
membri dello "Steady State" (lo Stato stabile, ndr).
"In primo luogo - avvisano - questa iniziativa porterà
all'eliminazione sistematica di competenze ed esperienze
istituzionali all'interno della Cia", affinate in "decenni di
servizio". "La partenza forzata di dirigenti esperti creerà un
vuoto di intelligence che non potrà essere facilmente colmato",
sostengono.
"In secondo luogo - prosegue la lettera - le partnership di
intelligence della nostra nazione, alcune delle quali risalgono
alla seconda guerra mondiale, dipendono dalla credibilità e
dalla competenza degli ufficiali della Cia. Le relazioni di
collegamento si basano sulla fiducia e i nostri partner
stranieri si affidano a ufficiali esperti che hanno coltivato
questi legami per molti anni. Un esodo di massa di personale
esperto eroderà queste relazioni, indebolirà la condivisione di
intelligence e ridurrà la capacità della Cia di operare
efficacemente all'estero".
In terzo luogo - denuncia la missiva - la rimozione di
dirigenti dell'intelligence "dotati di memoria istituzionale,
profondità analitica ed esperienza operativa per fornire ai
decisori politici informazioni solide e imparziali" mina "la
nostra capacità di contrastare gli avversari", tra cui
primeggiano Cina, Russia e Iran e una schiera di attori
terroristici non statali.
"Nella nostra democrazia - conclude la lettera - la comunità
dell'intelligence deve prima di tutto rispondere alla
Costituzione e alle nostre leggi e, in secondo luogo, alla
verità. La missione della Cia è fornire informazioni oggettive e
imparziali ai decisori politici. Gli sforzi per modellare la
forza lavoro in modo da dare priorità alla lealtà politica
rispetto all'integrità professionale sono antitetici ai principi
su cui sono state fondate le nostre istituzioni di
intelligence".
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