Con le prime dichiarazioni
dell'accusa e della difesa è entrato nel vivo oggi il processo
al libanese-americano Hari Matar accusato dell'aggressione allo
scrittore Salman Rushdie. L'agguato sul palco di un festival
letterario nello Stato di New York fu "così repentino" che
Rushdie non riuscì a capacitarsi di quel che gli stava
succedendo e rimase seduto al suo posto mentre il suo assalitore
"infieriva su di lui a coltellate", ha detto oggi il procuratore
federale Jason Schmidt nelle prime battute del processo contro
il 27enne radicalizzato del New Jersey che si è dichiarato non
colpevole dei reati di tentato omicidio e assalto.
"Palestina Libera", ha detto a sua volta Matar entrando in
aula a Mayville, un piccolo villaggio un'ora a sud di Buffalo,
dove oggi per la prima volta si è confrontato con la giuria. Se
giudicato colpevole di entrambi i capi di imputazione il
giovane, che è nato in Libano, rischia fino a 32 anni di
prigione. Il processo dovrebbe durare tra una settimana e dieci
giorni. Tra i testimoni, lo stesso Rushdie, che nell'agguato ha
perso la vista da un occhio.
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