Semafori spenti, metro bloccata, voli e treni a terra, gente intrappolata negli ascensori, superlavoro di pompieri e polizia, agenti schierati per strada per aiutare il traffico e le centinaia di turisti in attesa in stazione e all'aeroporto.
Alle 12.32, anche Valencia si è spenta da un momento all'altro, come il resto della Spagna, vittima del blackout, che ha provocato disagi, smarrimento e anche qualche isolata protesta. Ma la città sembra aver retto, pur nella grande paura di una notte senza corrente elettrica.
Il primo segnale è il cellulare che improvvisamente non prende più, poi gli allarmi che suonano in lontananza, quindi la rete che cade definitivamente. Non funzionano più i pos per le carte di credito. E in pochi minuti si capisce che non è isolata solo la hall di un albergo, nemmeno una sola città, ma tutta la Spagna. Così Valencia, una città moderna, piomba immediatamente in una situazione di ante-guerra, di emergenza assoluta.
Per fortuna è un giorno festivo e la città è semideserta: tutta la Comunità Valenciana celebra la festa di San Vicente Ferrer, patrono della regione, sempre una settimana dopo il lunedì di Pasqua. Le macchine procedono a passo d'uomo, stando molto attenti agli incroci dove tante pattuglie delle forze dell'ordine cercano di evitare incidenti. "Semafori spenti e polizia per strada: oggi qui sembra il mio Paese", commenta sarcasticamente Khan, un pachistano di 35 anni, da 10 tassista in Spagna, mentre ci accompagna alla stazione dei treni. Qui già da ore non si muove un vagone: centinaia di turisti nell'atrio, chi a terra, chi seduto sui trolley, tra bambini che piangono e anziani in ansia, sono tutti in attesa di un'informazione.
La maggior parte dei pannelli informativi è fuori uso: resta acceso solo quello che annuncia i binari. E sotto una scritta che scorre sempre uguale: "Tutte le partenze e gli arrivi sono sospesi a causa del blocco elettrico". Passano le ore e arriva l'annuncio che non c'è più niente da aspettare: tutti i treni sono ufficialmente cancellati, se ne parla all'indomani. La stazione si sfolla ordinatamente, e subito si crea una coda enorme per prendere un taxi. I solerti addetti della società ferroviaria cercano di calmare un piccolo gruppo che non vuole andare via: "Verrete contattati tutti e vi faremo sapere quando partire. Neanche io so come sta la mia famiglia a Madrid, non so cosa dirvi di più", spiega un impiegato tanto gentile quanto sfinito.
"Siamo venuti qui in vacanza dall'Inghilterra: domani abbiamo il volo da Alicante, speriamo di non perderlo", racconta una giovane coppia di Cardiff. Accanto un'altra coppia, spagnoli di mezza età: "Dobbiamo tornare a Granada, la nostra città. Siamo stati qui per assistere una nostra parente che si è operata. Speriamo che all'ospedale vada tutto bene, che abbiano generatori abbastanza potenti".
Su Valencia calano le prime luci della sera. La rete continua a zoppicare, viene per pochi minuti e va via per interi quarti d'ora. Per strada c'è chi passeggia con una strana sensazione di estraniamento, cercando compulsivamente nel proprio telefono un filo di rete. Diversi turisti chiedono ai pochi locali aperti come raggiungere il proprio hotel: qualcosa che accadeva nei tempi passati, quando non esistevano i gps sui cellulari. E chiedendosi tra sé e sé come si possa sopravvivere senza luce, e senza il web.
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