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L'Ue ora punta sul ritorno dell'asse franco-tedesco

L'Ue ora punta sul ritorno dell'asse franco-tedesco

Sale il potere del Ppe. Il rebus del rapporto tra Merz e Ursula

BRUXELLES, 23 febbraio 2025, 21:20

di Michele Esposito

ANSACheck
Ursula von der Leyen © ANSA/AFP

Ursula von der Leyen © ANSA/AFP

 A Bruxelles in pochi credevano che l'onda nera di AfD in Germania fosse così dirompente da travolgere perfino il più prevedibile dei pronostici, la vittoria di Friedrich Merz. Eppure, le elezioni tedesche sono state vissute dai vertici comunitari con un silenzio quasi assordante, sintomo di un'attesa tutt'altro che serena. A risultato acquisito a Palazzo Berlaymont si guarda ora al giorno dopo. E si punta sul ritorno di un governo forte a Berlino, e di quell'asse franco-tedesco mai così assente come in questi ultimi anni.

 La netta vittoria della Cdu/Csu conferma un dato: il Partito Popolare Europeo resta l'indiscutibile kingmaker delle politiche Ue del prossimo futuro. Merz, una volta che sarà ufficializzato cancelliere, si aggiungerà a una lunga lista di leader europei di centrodestra. Con conseguenze che diventeranno presto evidenti su dossier come le politiche migratorie o sulla brusca frenata al Green Deal. Su questi temi, il potere negoziale dei socialisti, senza più Olaf Scholz a capo della Germania, è destinato quindi a ridursi sensibilmente, con l'Spd che sta valutando se entrare nella coalizione di governo. L'arrivo di Merz aumenta invece un trend che, all'interno dei palazzi comunitari, viene descritto come crescente: è il Ppe, innanzitutto, a tenere le redini dell'azione dell'Ue. Non è detto, tuttavia, che ciò si traduca in una crescita di potere di Ursula von der Leyen e del suo cerchio magico. Anzi, uno dei principali rebus legati all'arrivo del nuovo cancelliere è quello del rapporto con Von der Leyen, che nella Cdu era vicinissima alla principale avversaria di Merz: Angela Merkel.

Tutto da vedere sarà anche il rapporto tra il leader della Cdu ed Emmanuel Macron. Tra i due ci sono diversi potenziali punti di attrito. Il rapporto con gli Usa di Donald Trump, innanzitutto. Con il francese mai come ora deciso nella corsa al Made in Europe e Merz che, come si evince già dalla sua biografia, ha avuto lunghi e profondi rapporti con l'altra sponda dell'Oceano. Non a caso, nonostante il tifo di Elon Musk per l'AfD, il presidente americano ha subito commentato i risultati tedeschi come "una grande giornata per la Germania e per gli Usa". Tra Merz e Macron, c'è poi il discorso della flessibilità al bilancio e dell'ipotesi di fare nuovo debito comune sulla difesa, caldeggiata da Parigi. La storia di Merz è quella di un leader strettamente legato alla tradizione della "frugalità" sui conti interpretata dall'ex ministro delle Finanze Wolfgang Schauble. Ma il contesto geopolitico chiede altro. E sulla difesa anche Merz potrebbe acconsentire ad allargare le maglie, sfruttando la clausola di salvaguardia annunciata da Von der Leyen che avvantaggia innanzitutto chi ha maggior spazio fiscale.

Difficilmente il primo palco europeo per Merz sarà il vertice Ue straordinario del 6 marzo. I tempi potrebbero essere troppo stretti. Per Bruxelles, tuttavia, la cosa più importante è che all'indomani delle nuove elezioni la Germania acquisisca più stabilità senza perdere la stella polare dell'europeismo. Il risultato di AfD non andrà sottovalutato. Ma un'eventuale coalizione tra Cdu/Csu e Spd potrebbe avere anche effetti sulle dinamiche all'Eurocamera, assottigliando le tentazioni del leader del Ppe, Manfred Weber, di fare asse con le destre e con i populisti escludendo i Socialisti dalla maggioranza.
   

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