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Usa vogliono tregua per Pasqua, via a colloqui con Mosca

Usa vogliono tregua per Pasqua, via a colloqui con Mosca

Zelensky non invitato a Riad ma tende la mano a Trump

ROMA, 16 febbraio 2025, 20:07

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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L'amministrazione Trump vuole raggiungere un cessate il fuoco in Ucraina entro Pasqua, che quest'anno cade il 20 aprile sia per i cattolici che per gli ortodossi. E' quanto ha fatto sapere ai dirigenti europei, secondo Bloomberg, anche se una fonte dell'agenzia ritiene che ottenere un accordo entro la fine dell'anno sia uno scenario molto più probabile. E' con questo auspicio che gli Usa danno il via a Riad al negoziato con Mosca sull'Ucraina, senza Kiev e gli europei, che organizzano il loro controvertice a Parigi.

Una rappresentazione plastica delle crescenti divisioni tra le due sponde dell'Atlantico. Quello in Arabia Saudita sarà il primo incontro tra rappresentanti americani e russi dall'inizio della guerra, tre anni fa. La delegazione russa è in via di definizione e - secondo la Cnn - includerà figure politiche, economiche e dell'intelligence di alto livello, compreso il ceo del fondo di investimento sovrano russo Kirill Dmitriev, l'oligarca 'consigliere del Cremlino' che ha giocato un ruolo dietro le scene nel recente scambio di prigionieri con Washington e che è stato il rappresentante non ufficiale dello zar nella prima presidenza Trump. Della delegazione statunitense faranno parte il segretario di Stato Marco Rubio, il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e l'inviato per il Medio Oriente Steve Witkoff, che ha mediato con Dmitriev la liberazione del docente americano Marc Fogel.

Escluso inspiegabilmente l'inviato per il conflitto russo-ucraino Keith Kellogg, che tiene i rapporti con gli alleati europei e che forse ha mostrato finora una linea troppo dura sul Cremlino, anche se recentemente ha cercato di correggere il tiro. È stato lui ad annunciare che gli europei - cui ha chiesto come semplici gregari quale contributo di armi e uomini possono fornire - non saranno al tavolo di Riad ("troppe parti ai colloqui ostacolerebbero il cammino verso la pace" e "fallirebbero come negli accordi di Minsk-2"), ma dando per scontata la presenza di Kiev ("sarebbe sciocco dire che non ci sarà"). Anche il presidente della commissione affari esteri della Camera Usa Mike McCaul, il primo ad annunciare a Monaco i colloqui in Arabia, aveva evocato la partecipazione degli ucraini. Ma Kiev è stata colta apparentemente di sorpresa dall'annuncio. Volodymyr Zelensky ha detto di non aver ricevuto inviti e di volersi prima consultare con i partner strategici, bloccando nel frattempo l'accordo con gli Usa per lo sfruttamento del 50% delle risorse minerarie ucraine in assenza di garanzie di sicurezza. Poi però ha lanciato segnali concilianti su X: "Abbiamo iniziato a lavorare con il team del presidente Trump e possiamo già vedere che il successo è raggiungibile... La vera pace è possibile, e dobbiamo ottenerla insieme: Ucraina, Stati Uniti ed Europa. Si tratta della nostra sicurezza condivisa".

Confusione e incertezza sono alimentate dai messaggi contrastanti dell'amministrazione Trump, tra minacce di sanzioni a Mosca e accoglimento delle sue richieste prima ancora di iniziare la trattativa (come ha criticato anche il Wsj). Molti si chiedono chi sia veramente "in charge", chi parli per The Donald, o se ci sia una strategia e ciascuno reciti la sua parte. L'impressione di vari osservatori, però, è che The Donald stia giocando una più ampia partita a due con lo zar, che include l'Europa (indebolendo la Ue e la Nato), il Medio Oriente, la Cina e l'Iran, il disarmo. E che a pagare il prezzo più alto saranno l'Ucraina e Zelensky, che nel 2019 respinse la sua richiesta di indagare i Biden in Ucraina, costatagli poi un impeachment.

Quello che si intravede dalle telefonate Trump-Putin e Rubio-Lavrov è un disgelo totale, un "reset" che potrebbe realizzare il sogno palesato dallo zar nel 2007 proprio alla conferenza di Monaco: un'America che si ritira dal suo dominio monopolistico del mondo, una Nato che non si allarga più verso est, un nuovo equilibrio di poteri dove la Russia resta una superpotenza trattata da pari a pari. A suggellare il primo passo dovrebbe essere l'incontro tra i due leader proprio a Riad, propiziato dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, buon amico di entrambi e mediatore anche nel rilascio di Fogel.
   

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