Dopo essere uscita da Confindustria
Moda all'inizio di quest'anno, Smi, l'associazione che
rappresenta le imprese del tessile-abbigliamento, non esclude di
poter ricucire lo strappo ma solo su basi diverse.
"L'idea che abbiamo è di una Confindustria Moda con diversi
settori che vengano rappresentati con altre regole", ha detto il
presidente di Smi-Sistema Moda Italia Sergio Tamborini in un
incontro con la stampa. "E' Confindustria che deve prendere una
decisione. L'attuale organizzazione se rappresenta solo la pelle
puoi chiamarla Confindustria pelle"
I tavoli per un confronto ci sono: "Non abbiamo mai chiuso
canali di dialogo, ma come si dice in questi casi chi vivrà
vedrà. L'auspicio è di tornare a discutere dell'argomento". Con
64 miliardi di fatturato il tessile e abbigliamento riunito in
Smi rappresenta il 64% del fatturato complessivo del settore
mentre le aziende della pelletteria e delle calzature, rimaste
in Confindustria moda, fatturano 30 miliardi, il 30% del
fatturato totale
"Le regole siano uguali per tutti, in termini di rappresentanza,
di pagamento dei contributi", ha sottolineato Tamborini.
"Noi siamo un 'associazione di categoria che riceve i contributi
associativi e ha quindi come scopo di fornire servizi ad
associati. Alcune delle altre organizzazioni sono più
concentrate sulle fiere", ha rilevato il presidente di Smi.
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