Le attività estrattive in acque
profonde ('deep sea mining') saranno vietate in Portogallo fino
al 2050.
La legge su queste attività, che hanno un potenziale di
distruzione a lungo termine degli ecosistemi marini, era stata
approvata il 14 marzo scorso con i soli voti contrari di
Iniziativa liberale e del partito di estrema destra Chega. La
moratoria è entrata in vigore ieri. Il Portogallo è diventato
così il primo Stato a vietare integralmente questa pratica, che
tuttavia è già stata proibita a livello locale in diverse
regioni del mondo. Le Hawaii, per esempio, lo scorso luglio sono
diventate il quarto Stato Usa a vietarla.
"Ci sono 32 Paesi che ora fanno parte di una coalizione che
sostiene una moratoria sulle attività estrattive sottomarine",
ha dichiarato il presidente della Fondazione Oceano Azul, Tiago
Pitta e Cunha. Ma il Portogallo con questa legge "guadagna
ovviamente maggiore credito nella sua posizione di avanguardia
internazionale sull'agenda degli oceani".
Il Parlamento portoghese, però, non ha tenuto conto di alcuni
punti presenti nei disegni di legge iniziali, sorti dalle
raccomandazioni di un gruppo di esperti del Consiglio nazionale
per l'ambiente e lo sviluppo sostenibile. Resta fuori, per
esempio, la disposizione che avrebbe consentito di rinnovare la
moratoria per un periodo di almeno altri 10 anni, così come il
divieto di concedere licenze di sfruttamento minerario nel
periodo in cui la moratoria è in vigore.
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