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Richter, Scritti e conversazioni

Richter, Scritti e conversazioni

Esce in Italia la biografia del grande pianista russo

BERLINO, 11 agosto 2015, 11:27

Flaminia Bussotti

ANSACheck

La copertina del libro di Svjatoslav Richter, Bruno Monsaigeon 'Scritti e conversazioni ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina del libro di Svjatoslav Richter, Bruno Monsaigeon  'Scritti e conversazioni ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina del libro di Svjatoslav Richter, Bruno Monsaigeon 'Scritti e conversazioni ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

SVJATOSLAV RICHTER, BRUNO MONSAINGEON: 'SCRITTI E CONVERSAZIONI' (IL SAGGIATORE, pp. 579 - 39 euro).
    Esce finalmente in Italia, 17 anni dopo la sua pubblicazione in Francia, l'autobiografia di Sviatoslav Richter, uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi, la cui figura è sempre stata avvolta dal mistero e poco conosciuta nella sua eccezionale dimensione artistica e umana. Richter, uomo schivo e insofferente a qualsiasi forma di esibizione e potere - nato in Russia nel 1915 (oggi Ucraina) da genitori russi (e nonno tedesco) e morto a Mosca nel 1997 - benché allergico al regime, fu eletto anche "artista del popolo sovietico". Fu lui a volere Bruno Monsaingeon, violinista, regista e scrittore (classe 1943), per scrivere la sua biografia dal sapore autobiografico: "Scritti e conversazioni", il titolo del volume uscito ora, nel centenario della nascita del pianista, presso il Saggiatore (579 pagine, 39 euro). E' il racconto, affidato al microfono di Monsaingeon, della sua vita e della carriera di un genio che sfugge a qualsiasi catalogazione: dall'infanzia alla formazione musicale, dai maestri avuti alla lunghissima galleria di compositori di cui fu interprete e amico (eseguì le prime assolute di opere di Sciostakovic e Prokoviev).
    Con grazia e umiltà, l'autore - cui riuscì poi anche di fare un documentario sul pianista (di lui altri film su grandi della musica come David Oistrach, Glen Gould, Yehudi Menuhin) - offre un ritratto vibrante e vicinissimo di Richter che si legge con la leggerezza di un romanzo. Ne emerge un uomo, e un artista, non assimilabile ad alcun modello, un fuoriclasse solitario e controcorrente, umanissimo e 'innocente' nelle sue scelte e nel suo approccio musicale. Di tanti artisti famosi del suo tempo, si può sentire, dalla sua voce, un giudizio stupefacente non solo di natura strettamente musicale, ma umana. Ad esempio quando Richter dice che non avrebbe mai potuto - nonostante lo avesse fatto - fare il direttore d'orchestra perché per farlo bisogna amare il potere. E lui, l'artista silenzioso, il potere lo rifuggiva. Il suo direttore preferito era comunque Carlos Kleiber. Il libro, corredato anche da belle foto scattate in un arco di decenni accanto agli artisti, e nei teatri, di mezzo mondo, è diviso in due parti: la prima è la biografia, la seconda sono i taccuini dove Richter, in forma sintetica di diario, annotava meticolosamente ricordi e impressioni di concerti e incontri fatti. Una miniera di appunti e giudizi di un grande musicista anticonformista, dotato di straordinaria sensibilità, nonché di impressionante cultura e memoria. Dietro al libro, come si evince dall'introduzione di Monsaingeon, c'è peraltro la mano discreta di un angelo custode che ha accompagnato Richter negli ultimi cinque anni della sua vita, l'assistente Milena Borromeo, che tuttora gestisce il suo lascito artistico e che nel 2000 passò alla Scala come assistente del direttore musicale Riccardo Muti, per il quale peraltro tuttora lavora.
   

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