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Larsson, la mia vita buia e tempestosa

Larsson, la mia vita buia e tempestosa

Il grande scrittore svedese si racconta in Diario di bordo

28 dicembre 2014, 15:43

Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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BJORN LARSSON, DIARIO DI BORDO DI UNO SCRITTORE (IPERBOREA, PAG. 160, EURO 14,00)

I suoi personaggi cercano sempre di sentirsi e essere liberi, a 14 anni voleva partire da solo per l'Australia, vedendo il proprio futuro nella sua Svezia come una prigione, ha passato molto del suo tempo vivendo su una barca a vela in giro per i mari del nord: vita e opere di Bjorn Larsson possono avere come insegna il titolo di un suo libro a sfondo autobiografico ''Bisogno di libertà''. A questo proposito, il fortunato autore di ''La vera storia del pirata Long John Silver'' (edito da Iperborea come tutti i suoi libri) sottolinea che ''Non si nasce liberi, lo si diventa. La liberta' va conquistata e poi difesa, perche' e' strettamente legata al concetto di responsabilità personale, che qui in Italia, con un po' la mania di dare sempre al colpa agli altri, andrebbe rivalutato. Altrimenti la libertà diventa come un qualcosa di astratto, di mitico, mentre ogni giorno dobbiamo impegnarci a riportarla nella vita reale''.

    Sono cose che, in parte, dice anche nella sua ultima opera, ''Diario di bordo di uno scrittore'', scritto proprio per la sua casa editrice italiana e i suoi lettori, in cui si racconta e confessa come persona e come scrittore, affrontando nei vari capitoli la genesi e i risultati di tutti i suoi romanzi, da ''Il cerchio celtico'' a ''I poeti morti non scrivono gialli''.

    Non c'e' pero' la sua ultima ossessione, attorno alla quale sta anche scrivendo uno dei due romanzi che ha in corso: ''Viviamo in una società superficiale, in cui tutto è effimero, è zapping, serve a non pensare e questo è pericoloso, lascia spazio al populismo di destra con i suoi proclami inquietanti che stanno trovando sempre più spazio, non solo in Svezia, in tutta Europa''. Possiamo dire che siamo davanti a ''una notte buia e tempestosa'', che è un po' una dei suoi motivi? ''Cerco di essere più ottimista, ma è sempre più difficile - spiega Larsson - Spesso sembra la gente abbia a che fare più con una rappresentazione della realtà che con la realtà stessa (un po' come accade col nazismo seconda la Arendt)''.

Quanto al ''buio e tempestoso'', che citando Snoopy apre il ''Diario di bordo'', ma che come situazione serve a iniziare vari dei suoi romanzi, spiega che ''è un paradosso, ma utile per introdurre qualcosa che sembri favoloso, fantastico, letterario. Un po' come C'era una volta, che subito coinvolge il lettore, e poi sta all'autore, nel mio caso, portare avanti questa finzione convincendo il lettore che in realtà tutto potrebbe essere possibile, vero''. Questo rapporto tra fantasia e realtà, che è un po' il nodo di ogni opera letteraria, per Larsson, che dice di sentirsi uomo del sud e di amare Spagna, Francia, Italia, e' anche all'origine del suo grande successo nel nostro paese: ''Gli italiani sono sognatori, si sentono potenzialmente un po' santi, eroi e navigatori, portati all'avventura, ma poi cibo, mamme, calcio li legano a una forte realtà quotidiana (per questo gli emigrati italiani non perdono mai del tutto la loro identità), mentre i miei romanzi li fanno nuovamente credere che sarebbe possibile essere diversi, partire verso l'ignoto''.

    Quindi Larsson mostra i suoi quaderni a righe su cui sta scrivendo i nuovi romanzi: sono pieni di una scrittura piccola, regolare, fitta fitta, a matita, mentre le pagine precedenti sono bianche, ma in realtà, a guardar bene, ci sono tracce di una scrittura cancellata: ''man mano che copio sul pc, cancello tutto. Non conservo nulla di tentativi precedenti, credo sia bene resti solo l'opera definitiva. Ho anche avuto una vita nomade e non potevo conservare troppa roba, per cui ho preso questa abitudine. Ora che ho una figlia poi, non mi chiedo nemmeno se di me resterà qualcosa, perche' so che resterà lei e mi sembra abbastanza''.
   

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