Come interprete del cult E.R, dove si
calava nei panni del medico sensibile ed empatico John Carter,
non era mai riuscito a vincere un Emmy, nonostante cinque
nomination. Ora Noah Wyle è tornato fra i favoriti per il premio
grazie alla sua intensa performance, ancora una volta nei panni
di un medico di Pronto soccorso, Michael "Robby" Robinavitch
nel medical drama The pitt, una delle serie rivelazione
dell'anno.
Già rinnovata per una seconda stagione, The pitt, dal debutto
a gennaio negli Usa su Max (in Italia andrà su Sky) ha
conquistato critica e pubblico, medici compresi che hanno lodato
la veridicità del racconto, nel quale è messo in luce anche
l'impatto che ha avuto la pandemia sugli operatori sanitari.
Il medical, creato da R. Scott Gemmill e prodotto da John Wells
(rispettivamente già coautore e showrunner di E.R) nell'arco dei
15 episodi si concentra su sfide, difficoltà, crisi ed emergenze
per dottori e infermieri in un singolo turno di 15 ore (ogni
episodio ne racconta un'ora) nel Pronto soccorso del Pittsburgh
Trauma Medical Hospital. Nel cast fra gli altri anche Tracey
Ifeachor, Patrick Ball, Katherine LaNasa, Supriya Ganesh, Fiona
Dourif.
"Durante la pandemia mi arrivavano molti messaggi dagli
operatori di primo soccorso che mi scrivevano cose tipo 'ora
sarebbe bello avere con noi il dr. Carter a darci una mano' o
'ho rivisto E.R. e mi ha aiutato ad affrontare quello che che
stiamo vivendo" racconta Wyle, anche coproduttore esecutivo dei
The Pitt, negli incontri di Deadline contenders. "Così ho
scritto a John, partendo dal fatto che ne' lui ne' io volessimo
rifare la vecchia serie (E.R., ndr), ma qui c'era un'altra
storia da raccontare".
Concentrando il racconto "su un solo turno in un ospedale
abbiamo capito che avremmo potuto realmente vedere quanto
chiediamo a queste persone che vivono la prima linea della
sanità, quello che veramente affrontano ogni giorno" osserva
Wells. Ad aumentare la veridicità, ci sono lo stile di ripresa e
di messa in scena molto rigorosi, senza musica: "Volevamo ci
fosse il massimo realismo - aggiunge Gemmill - la serie è la
nostra lettera d'amore agli operatori d'emergenza a medici e
infermieri, tecnici di laboratorio, tutti quelli che lavorano in
un ospedale".
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