(di Alessandra Magliaro)
C'è una serie inglese che ha
conquistato il pubblico italiano e di cui si dice un gran bene.
È il modo in cui è stata girata, ma sono anche i temi
inquietanti di cui si occupa con profondità, introspezione,
'verità' che incollano lo spettatore e lo costringono a non
mollare fino alla fine, straziandolo. È Adolescence, miniserie
in 4 parti, al primo posto su Netflix, che in Italia ha superato
anche il blasonato Gattopardo con Kim Rossi Stuart, Benedetta
Porcaroli e Deva Cassel e ha accumulato in generale oltre 24,3
milioni di visualizzazioni. I critici ne stanno scrivendo
meraviglie (il Guardian l'ha definita 'la cosa più vicina alla
perfezione televisiva degli ultimi decenni'), a ma colpire oltre
al giudizio dell'esperto, è il tam tam che ha reso questo titolo
di tendenza.
Al centro un dramma familiare che provoca una delle domande
su cui vale sempre la pena interrogarsi pur sapendo che le
risposte non arrivano facilmente e anzi proprio la
consapevolezza di non averne ci fa salire l'angoscia: cosa
sappiamo dei nostri figli davvero, della loro personalità, delle
loro amicizie oltre quello che ci raccontano la sera a cena?
Ogni episodio è realizzato in una sola ripresa, un lungo piano
sequenza degno dell'Emmy e la sceneggiatura è evocativa e
documentaristica allo stesso tempo. Gli autori Jack Thorne e
Stephen Graham - che è anche tra i produttori insieme con Brad
Pitt con la sua Plan B - hanno fatto di Adolescence non una
serie tv, ma una vera e propria esperienza che coinvolge.
È commovente e straziante vedere quello che accade da quando
la polizia, armata fino ai denti, irrompe in casa arrestando il
13enne Jamie Miller con l'accusa di aver ucciso la sua compagna
di classe Katie la sera prima. A casa dei Miller i poliziotti
trascinano atterrito il ragazzino alla stazione di polizia. Per
la famiglia, composta dalla sorella Lisa (Amelie Pease) e dai
genitori Eddie (lo stesso Stephen Graham) e Amanda (Christine
Tremarco), inizia un calvario fino alla sentenza.
Questo poco più che un bimbetto nega ogni coinvolgimento,
davanti a poliziotti, psicologa e suo padre Eddie che sin dal
primo interrogatorio comincia un viaggio drammatico in cui,
incredulo, deve gestire un dolore che non possiamo davvero
comprendere tanto è lacerante. Senza spoilerare troppo c'è un
mondo ignoto che si apre all'indagine degli adulti, quello dei
messaggi su Instagram, delle faccine e dei commenti che sono un
modo della cultura maschilista (sì anche dei ragazzini) per
comunicare su quello che hanno il diritto di aspettarsi e di
pretendere dalle ragazze. Si parla anche di 'subcultura Incel',
il famoso 80/20 (la teoria per cui l'80% delle donne è attratta
solo dal 20% degli uomini belli e dotati, gli altri restano
involuntary celibacy) che è devastante: il bollino di sfigato
che arriva al ragazzino e che fa montare la rabbia e la
misoginia.
Adolescence sorprende nella trama, sceglie di non
'giustificare' Jamie con oscuri segreti di famiglia, esperienze
violente o contesti problematici. Jamie non soffre di una
malattia ma è figlio di quella 'cultura incel' e misogina. Anche
se non era una fiction, questa vicenda tocca corde note, quelle
del caso di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta ad esempio.
E forse la forza universale di Adolescence è proprio lì: cosa
stiamo da adulti insegnando ai ragazzi per combattere veramente
il mondo tossico e violento delle relazioni tra maschi e femmine
che riconduce alla piaga dei femminicidi? In un contesto
convincente di poliziotti, insegnanti, psicologi, adolescenti e
genitori contemporanei, la serie inchioda il pubblico a
riconoscere i pericoli che stanno minacciando la società.
L'adolescenza è un tema audiovisivo di grande presa, non da
oggi ovviamente, ma non è mai uguale, va sempre aggiornato: le
riflessioni contemporanee sull'essere giovani oggi passano tra
cinema e tv anche per altri titoli da non perdere. Come il
magnifico esordio alla regia di Edgardo Pistone Ciao Bambino,
finalista ai David di Donatello, su un adolescente della
periferia di Napoli che si muove in un contesto degradato cui
prova ad uscire fuori con un'ammirevole etica, e come il
fenomeno Mare Fuori, alla quinta stagione di successo, stanno ad
indicare.
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