Sono iniziate a Kinshasa le riprese
del docufilm "Broken Dream" che Rai Documentari dedica a Luca
Attanasio, il giovane ambasciatore italiano ucciso in Congo il
22 febbraio 2021 insieme al carabiniere di scorta Vittorio
Iacovacci e all'autista congolese Mustapha Milambo.
Il documentario racconta Attanasio attraverso lo sguardo di
Zakia Seddiki Attanasio, compagna di vita e di ideali di Luca e
madre delle sue tre bimbe, che due anni dopo la tragica vicenda
torna in Repubblica Democratica del Congo. Martedì 22 febbraio,
giorno dell'anniversario della morte di Luca Attanasio, sarà a
Kinshasa dove, presso l'ambasciata italiana, sarà lanciato il
bando per 43 borse di studio da assegnare a studenti di 12 paesi
dalla Fondazione Mama Sofia.
Per l'occasione, la via dove ha sede l'ambasciata sarà
rinominata "Rue Luca Attanasio" e sarà inaugurata una statua
scolpita da un artista congolese con il simbolo della pace per
commemorare Luca, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo.
Il documentario racconta Luca Attanasio attraverso lo sguardo di
Zakia Seddiki: "Quando Luca è stato ucciso a Goma io e le mie
figlie eravamo a Kinshasa. Sofia aveva quattro anni, le
gemelline Lilia e Miral meno di tre. Questo film è per loro.
Devono sapere chi era loro padre". L'ultimo ciak del film sarà a
Nsioni, un remoto villaggio del Congo centrale dove Zakia con
Mama Sofia, l'associazione creata insieme a Luca per aiutare i
bambini di strada, sta costruendo una scuola. Il docufilm,
realizzato in collaborazione con Rai Documentari, è un progetto
di Imma Vitelli, diretto da Jacopo De Bertoldi, prodotto da
Filippo Macelloni per NANOF e da Fabio Scamoni/RED HOUSE, con il
patrocinio della Farnesina e sarà trasmesso prossimamente da Rai
Documentari.
Intanto, è fissata al 25 maggio prossimo l'udienza preliminare
del procedimento che vede imputati due dipendenti del Programma
alimentare mondiale (Pam), agenzia dell'Onu, per la vicenda
legata alla morte dell'ambasciatore italiano Luca Attanasio e
del carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi in Congo il 22
febbraio dell'anno scorso. A loro contestano il reato di
omicidio colposo. I due sono gli organizzatori della missione
del nord del Paese africano durante il quale i due italiani
furono uccisi.
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