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Alessandro Bergonzoni e il suo 'Tavolo delle Trattative'

Alessandro Bergonzoni e il suo 'Tavolo delle Trattative'

Dal 5 al 10 febbraio a Bologna per sviscerare guerre e pace

BOLOGNA, 05 febbraio 2025, 16:11

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Questo tavolo lo ha fatto la guerra, io l'ho solo assemblato: mi piacerebbe che diventasse un tavolo anatomico dove la gente si possa sdraiare per essere sviscerata, tolte le viscere, come accordarsi; mi piacerebbe allungarlo il più possibile perché in tanti ci si possano sedere per trattare, una cosa alla quale oggi si sfugge; ci sono ancora tante persone che non vogliono incontrare altre persone": quello a cui fa riferimento Alessandro Bergonzoni è il Tavolo delle Trattative, un'opera che l'attore bolognese ha realizzato da una tavola bianca e piana sostenuta da 8 gambe fatte di protesi di uomini, donne e bambini mutilati negli oltre 50 conflitti sparsi nel mondo.
    Bergonzoni utilizza l'arte per riflettere sulla guerra: un tavolo dove si esplorano le cause degli scontri e si propone un impegno verso la pace. L'installazione è stata presentata il 5 febbraio in anteprima nella Sala della Cultura di Palazzo Pepoli a Bologna in occasione di Art City: sabato 8 febbraio sarà visitabile dalle 20 a mezzanotte durante la White night; il 10, invece ci sarà la performance-dibattito: "Tavolo delle Trattative" tra l'artista e alcuni rappresentanti delle realtà civili politiche e religiose del territorio (l'Arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, Matteo Zuppi, l'Imam della Comunità Musulmana Yassine Laframe, il presidente della Comunità Ebraica bolognese Daniele DePaz e il sindaco di Bologna Matteo Lepore).
    L'installazione è accessibile dal 5 al 10 febbraio con ingresso libero. "Da tempo volevo realizzare un'opera, una installazione artistica per unire appunto arti ad arte, per trasformare mutilazioni in azioni, un gesto, simbolo di quanto continua ad accadere nel mondo - ha spiegato Bergonzoni -. Un tavolo, quindi, delle Trattative che poggiano materialmente su arti artificiali, di quelli che le gambe le hanno perdute, ma che nonostante tutto sostengono, metaforicamente, simbolicamente e architettonicamente, il peso dell'appoggiarvisi, intavolando compromessi, diplomazia e strategie altre". Un'iniziativa, quindi, che vuole essere un momento di riflessione collettiva su pace, diritti, non violenza e la necessità di un cambiamento radicale nel modo di concepire i conflitti.
   

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