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Massimo Popolizio riporta in scena L'albergo dei poveri

Massimo Popolizio riporta in scena L'albergo dei poveri

Adattamento con tratti contemporanei di Emanuele Trevi da Gorkij

ROMA, 10 febbraio 2024, 16:24

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Paolo Petroni A 120 anni da quando fu scritto da Maksim Gorkij, mostrando, per denunciarla, la vita dei vagabondi e poveri diseredati della Russia di allora e a 75 da quando Giorgio Strehler lo fece conoscere allestendolo per l'apertura del Piccolo di Milano, ''L'albergo dei poveri'', conosciuto anche come ''Bassifondi'' o ''Nel fondo'' nelle varie versioni teatrali e cinematografiche, viene riproposto, in un adattamento con tratti contemporanei firmato da Emanuele Trevi, con bel successo e forza espressiva da Massimo Popolizio, regista e interprete, prodotto dal Teatro di Roma, dove ha debuttato e si replica sino al 3 marzo all'Argentina, e il Piccolo.
    Un dramma dalla scrittura particolare, frutto di quel realismo russo che porta con se sempre un po' di lirismo e un valore esistenziale: ''Siamo tutti pellegrini su questa terra.... e ho sentito dire che anche la terra stessa sia pellegrina nel cielo''. Quindi da leggere e rappresentare oggi trovando una sorta di via di mezzo tra questi aspetti, senza che venga meno la metafora, come riesce a Popolizio che si presenta come una sorta di nocchiero, che dice di aver pensato quasi fosse la stiva della nave della società, il mondo di sotto, dove vivono un gruppo di poveri sfruttati dalla coppia padrona del luogo.
    Insomma, il dramma è lo specchio di un'umanità derelitta, misera, emarginata, che sopravvive grazie ai sogni, all'immaginarsi altro, in una situazione quasi pirandelliana, in cui interviene persino una sorta di Laudisi dallo sguardo altro con la figura di Luka ironicamente sapienziale ci dà vita lo stesso Popolizio, uomo di passaggio tra il truffatore e il portatore di conoscenza, che arriva e con le sue affermazioni semina inquietudine, e, invitando a conquistarsi la propria libertà, illude gli altri.
    La verità è che in questo mondo di miseria ma di umanissime passioni, di amori e sesso, di odi, di sfide, di fatica e soprattutto di eterne bevute di vodka, che aiuta a ''non sentire più nulla'', bisogna pur sopravvivere e allora tutti vivono in bilico tra quel che forse sono davvero stati e un alienato gioco delle parti. Con inserti vivo come lo sono alcune battute prese da Cechov, Puskin sino a Corman McCarthy.
   

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